di Christian Verdier 1
Premessa
Nel bel mezzo della crisi del COVID-19 nell'estate del 2020, si è registrato un evento passato quasi inosservato che merita di essere messo in luce: l'annuncio di un «Gran Reset» 2 mondiale da parte di Klaus Schwab 3, presidente e fondatore del World Economic Forum di Davos 4, Di che cosa si tratta? Perché ora? Quali sono gli obiettivi visibili o nascosti dell'élite mondiale che si riunisce a Davos? Tante domande a cui è necessario rispondere, se non altro a causa dell'influenza esercitata sull'economia e sulla politica planetaria da questo Forum e dal suo fondatore, le cui affermazioni non sono mai banali.
I Il Gran Reset
Presentazione generale
Il Gran Reset è un'idea esposta da Schwab in un libro apparso a metà del 2020 intitolato COVID-2019: the Great Reset 5. Quanto alla forma, il libro è solo uno saggio in stile tecnocratico, visto che abbonda nelle biblioteche delle organizzazioni internazionali. In fondo, il titolo del libro è volutamente provocatorio, senza far sapere subito al lettore se si tratta di una decisione già presa da organismi mondialisti o di una proposta ancora da attuare.
Sopra: Klaus Schwab e il suo libro COVID-19: the Great Reset.
A tal proposito, il titolo non è per nulla rassicurante: resettare cosa? Ripartendo da zero? Chi decide? Qual è la posta in gioco? La lettura del libro fornisce alcune risposte, giacché l'idea principale dell'autore è quella di approfittare della crisi provocata dal COVID-2019 per ripensare il mondo e ricominciare da capo su nuove basi. Ma diversi punti rimangono sospetti:
Sopra: Prometeo, il personaggio della mitologia greca che rubò il fuoco agli dèi, divenendo così il simbolo della ribellione contro Dio.
Potremmo anche rimanere sorpresi dalla pubblicazione di questo libro subito dopo la «prima ondata» della pandemia, prima che le lezioni tratte da questo evento fossero comprese dagli Stati, come se tutte le analisi in esso contenute fossero state scritte in anticipo e il libro fosse già pronto da molto tempo 7. La su uscita è caduta al momento giusto, ossia in occasione del Forum di Davos, che ha festeggiato l'anniversario dei suoi cinquant'anni nel 2021, durante la sessione di gennaio (dal 25 al 29).
Il contenuto del libro 8
Il libro è strutturato in tre parti, assai rivelatrici, in cui primeggia l'economia:
Sopra: la rivista Time, del 2 novembre 2020, ha dedicato un numero doppio speciale al Gran Reset.
In materia economica, l'Autore sottolinea che storicamente ci sono state epidemie che si sono rivelate delle opportunità per rilanciare l'economia. Egli pensa che la decrescita che esse generano sia un'opportunità per riflettere sul mito della crescita; l'opportunità per realizzare un'economia più verde. Schwab è preoccupato per le conseguenze monetarie generate dalla crisi, dall'aumento del deficit e dalla distribuzione incontrollata di denaro («l'elicottero monetario»), ma non ritiene che per ora ciò possa produrre inflazione.
In materia sociale, il COVID ha rivelato anche i difetti dei sistemi liberali, come i sistemi anglosassoni (Stati Uniti e Gran Bretagna), che offrono una copertura sociale troppo debole per i più poveri. Essa rischia di accentuare le disuguaglianze e aggravare le tensioni sociali, in particolare quando esse erano già preesistenti (l'esempio dei gilet gialli in Francia), soprattutto da parte dei giovani, vittime in larga misura di questa crisi (istruzione, occupazione e risorse).
Si dovrebbe anche rafforzare il ruolo degli Stati e dei governi in fase di ripresa, che dovrà andare di pari passo con tassazioni sempre più elevate. In termini di geopolitica, l'Autore esce dalla sua neutralità esponendo immediatamente il pericolo del nazionalismo, «la fine caotica dei multilateralismi» 9, e «l'erosione della globalizzazione» 10. Egli sottolinea il pericolo di questo sviluppo accresciuto dall'emergenza COVID, rappresentato dalla chiusura delle frontiere e dall'aumento del protezionismo 11.
Prendendo atto del fallimento dell'ipermondializzazione 12, egli offre una posizione di ripiegamento, focalizzata su una maggiore presa di coscienza sociale e ambientale. Schwab deplora coloro che parlano di rischio di inefficacia da parte di una governance globale, illustrato in particolare durante la crisi COVID in cui ogni Stato ha cercato di trovare una risposta nazionale, o quando gli Stati Uniti hanno denigrato l'OMS. Egli indica il pericolo di un confronto tra Stati Uniti e Cina, il disimpegno graduale degli Stati Uniti sulla scena internazionale e il rischio di un «deficit di ordine mondiale» 13, incoraggiando una posizione mediana, quella della regionalizzazione.
In materia ambientale, il COVID si aggiunge ai rischi dovuti ai cambiamenti climatici e alla distruzione del nostro ecosistema. L'Autore vede i collegamenti tra questi tre rischi poiché il pangolino (sic!), fuori dal suo habitat naturale, avrebbe trasmesso il virus COVID, e che l'inquinamento atmosferico promuoverebbe la malattia. Ne deduce quindi che la crisi determinata dal COVID dev'essere un'opportunità per ripensare l'equilibrio tra uomo e natura, e incoraggiare un'economia più verde e senza emissioni di carbonio.
In campo tecnologico, la crisi determinata dal COVID ha cambiato il modo di vivere e ha accelerato la digitalizzazione della vita economica: smart working, uso intensivo dello smartphone, ecc... Le applicazioni che hanno sopperito alle carenze dovute al COVID hanno sottolineato il fragile confine che esiste tra interesse comune e vita privata. Questa crisi ha anche rafforzato tutti i mezzi di monitoraggio remoto. Ricordando che le misure prese dopo l'11 settembre 2001 erano ancora in vigore negli Stati Uniti, l'Autore sottolinea il rischio di distopia, ossia di un'invasione di un regime scandalosamente totalitario a danno della privacy.
A livello microeconomico, l'Autore vede ancora una volta nel COVID l'opportunità per il settore di ripensare a come funzionare 14, pur dicendosi pessimista per alcuni settori (turismo, industria alberghiera e svaghi). I settori che producono beni o prodotti alimentari dovrebbero adattarsi alla computerizzazione (ad esempio per la consegna). La fine dell'iperglobalizzazione ha messo in discussione le delocalizzazioni e le catene di approvvigionamento; la sicurezza dovrà avere la meglio sul profitto. Questa tendenza dovrebbe anche rafforzare il ruolo dello Stato (nazionalizzazioni, diritto al lavoro e gestione delle scorte).
A livello individuale, infine, la pandemia ha una doppia conseguenza: sviluppa sia l'isolamento (confinamento) che la solidarietà. Ad un livello più ampio, l'Autore punta ancora una volta il dito sul rischio del nazionalismo e sulla ricerca di capri espiatori 15. Egli sostiene ovviamente una maggiore collaborazione, che va nella direzione di una maggiore inclusione globale 16. Schwab evidenzia anche l'effetto della pandemia sulla salute fisica e mentale delle popolazioni, in forte diminuzione. E conclude con alcune note positive considerando che questa crisi può aiutarci a sviluppare più creatività 17, rapporto con il tempo, frugalità, ritorno alla natura.
Sopra: la Brexit è stato uno dei segni più importanti del fallimento dell'iperglobalizzazione.
Conclusione
Che equivale a volere un Governo Mondiale. Questo leitmotiv è accompagnato da un avvertimento: non sbagliare la strada da percorrere! Il mondo sta dicendo no alla globalizzazione e al globalismo, che per l'Autore sarebbe un errore drammatico. C'è dunque una speranza in questo libro: l'élite globalista ammette il suo fallimento, e questo è molto incoraggiante! Ora diamo uno sguardo più da vicino a quello che era il piano mondialista originale.
II UN PIANO GLOBALISTA CHE FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI
Questo desiderio ideologico di andare risolutamente avanti verso un mondo più globalizzato è noto da tempo.
Un antico piano verso il Governo Mondiale
Senza tornare ai farisei che hanno manifestato ben presto il loro desiderio di governare il mondo attraverso un Messia terreno, l'idea di dominio del mondo (per il bene dell'umanità, ovviamente!) risale almeno nel XVI secolo con i Rosacroce, e in particolare con Comenius (Jan Amos Kominsky; 1592-1670), nel XVII secolo, con il suo «areopago del mondo», e le realizzazioni anglosassoni del XIX e del XX secolo, compresa la creazione della Società delle Nazioni nel 1919 e delle Nazioni Unite nel 1945.
Sopra: Comenius e uno dei simboli usati dai Rosacroce.
Anche l'idea di un «Nuovo Ordine Mondiale» 21 sta fiorendo in questo periodo, e il termine è stato ufficialmente pronunciato per la prima volta nel 1990 dal presidente americano George Bush Sr (1924-2018) 22, come preludio alla prima guerra del Golfo (1991). Da quella data, con una sospetta regolarità decennale, un avvenimento particolare 23 serve da innesco per l'istituzione di nuove misure di coercizione globalista 24. La crisi scatenata dal COVID non fa eccezione a questa regola.
Le tappe del piano globale
Le tappe che stanno per essere realizzate sono state citate a lungo in molti tipi di documenti 25, qualificati generalmente come falsi o «cospirazionisti» da coloro che sono interessati a zittirli in tutta fretta, e che tuttavia esistono 26. È giusto notare che gli obiettivi descritti in questi piani si sono sempre realizzati o sono in procinto di esserlo, il che tende a confermare la loro autenticità, indipendentemente dalla loro origine.
Le tappe già raggiunte Tra le più significative possiamo citare:
Qualsiasi osservatore intellettualmente onesto può solo osservare che questi obiettivi sono già stati raggiunti, senza essere per questo un «cospirazionista».
Le tappe in fase di attuazione Se nel 2019 avessimo detto ai francesi che il signor Emmanuel Macron si stava preparando a rinchiuderli agli arresti domiciliari, con l'obbligo di presentare un Ausweiß alla Gestapo nazionale per lasciare la propria casa, saremmo passati per dei «cospirazionisti» (fascisti-populisti-reazionari, questi sono i mantra di oggi!).
Eppure lo stiamo vivendo... Allo stesso modo, gli annunci dei globalisti di ieri sono indicazioni dei risultati di oggi. Così, tra le fasi scritte decenni fa, le seguenti sono in fase di attuazione:
Ancora una volta dobbiamo constatare che l'attuale evoluzione non è verso un mondo più libero e sereno, ma più controllato e oppresso. In questo contesto, la crisi COVID funge da formidabile acceleratore di questa tendenza e facilita il raggiungimento di molti obiettivi mondialisti:
Le tappe che restano da raggiungere Sulla base dell'osservazione che le fasi precedenti sono già state completate, non possiamo fare altro che individuare le rimanenti tappe rimaste da implementare:
Sopra: Roma, gennaio2014. Incontro interreligioso. A grandi passi verso la religione mondiale
Questi obiettivi costituiscono le tappe finali che dovrebbero consentire all'élite globalista di realizzare finalmente il sogno di dominio del mondo con la forza, stringendo tra le proprie mani l'economia, la giustizia e la religione. È questa fase del piano che attualmente sta facendo acqua da tutte le parti, perché le persone non sono ancora pronte a questa dittatura rampante e iniziano a ribellarsi: i popoli d'Europa diffidano sempre più dell'élite imposta dall'alto e della mancanza di interesse per il bene comune.
Essi diffidano dell'Unione Europea, considerata un Moloch freddo e inutile; essi diffidano a riguardo della disoccupazione, dell'immigrazione e del terrorismo innescati dalla globalizzazione. Il fatto che Schwab riconosca che il COVID abbia permesso un significativo passo in avanti è la prova che l'ingranaggio per asservire i popoli perde colpi. Questo è il punto che affronteremo ora.
III LE ILLUSIONI E LE INCONSISTENZE DELL'éLITE MONDIALISTA
Una cecità e un radicalismo dovuti all'orgoglio
Non è abitudine dei globalisti nutrire dei dubbi. Giacché sono convinti di lavorare per il bene dell'umanità, come potrebbero essersi sbagliati? È questo orgoglio di avere sempre ragione (supportato dal fatto che il loro potere materiale permette loro di andare nella direzione del loro convinzioni) che li conduce a nutrire un'insopportabile certezza, che Cristo già denunciava ai suoi tempi («popolo dalla dura cervice»; Es 32, 9), e che oggi troviamo nella loro dichiarazioni e nei loro scritti, tracotanti e presuntuosi:
- James Warburg (1896-1969), banchiere israelita:
- Nicolas Sarkozy, ex presidente francese:
- Klaus Schwab:
Possiamo anche notare l'apparente «onniscienza» globalista, che in effetti non consiste in nient'altro che nel descrivere in anticipo quanto previsto dalla loro agenda, e che può suscitare degli interrogativi sulle reali cause di certi eventi. Scrive ancora Schwab:
In definitiva, sembra proprio il tono arrogante di chi sa tutto o di chi pensa di sapere tutto perché sente di padroneggiare ogni cosa. E infine, come sembra indicare il libro di Schwab, non esisterebbero nemmeno le trame di un'élite che vorrebbe governare il pianeta...
Un'ipocrisia mal dissimulata e diversi errori
Ipocrisia Possiamo notare che Klaus Schwab non si pone mai alcuna domanda sull'origine del virus e sulla sua natura, né il motivo per cui è apparso in Cina in un laboratorio fornito dalla Francia, quando in realtà questa domanda è essenziale. Il pangolino è un'ottima scusa.
Saremo anche sorpresi di vedere che Klaus Schwab non si meraviglia del fatto che l'OMS ha riclassificato le condizioni che determinano la pandemia 41, anche se sottolinea giustamente che tale statistica dimostra che COVID-19 non è una pandemia in termini di letalità.
Questo punto, mai menzionato dai media, è essenziale:
Sopra: gli effetti della peste nella Roma rinascimentale.
Saremo anche sorpresi dal fatto che Klaus Schwab deplori l'evoluzione anarchica del mondo, ma non riconosce mai che la responsabilità di questa anarchia appartiene a lui e ai suoi amici. Perché le crisi che il mondo ha sofferto per cinquant'anni (guerre, terrorismo, crisi economiche e sanitarie a ripetizione) sono solo il risultato di un mondo più globalizzato, più terrorizzato, più finanziarizzato, dove i politici non hanno più il controllo sul destino del loro Paese che dovrebbero guidare, perché hanno delegato la loro responsabilità già da tempo ad un'élite di tecnocrati incapaci, perché guidati da un'ideologia, insomma agli amici di Klaus Schwab.
Dunque, per «ripensare il mondo», dobbiamo fidarci di chi lo ha distrutto? In effetti, l'intero libro COVID-19: The Great Reset è un bel esercizio di ipocrisia, poiché se l'Autore deplora per oltre 200 pagine le conseguenze disastrose del COVID-19, alla fine è felice di ammettere che è una grande opportunità per «ripensare il mondo». Questo ci ricorda le parole di quei cinici globalisti che hanno espresso la stessa idea prima di lui:
- David Rockefeller (1915-2017):
- Jacques Attali, uomo di affari israelita:
Tutto ciò fa pensare al noto motto massonico: «Solve et coagula» («Dissolvi e ricostruisci»). Klaus Schwab ci chiede quindi di applicare questo motto, senza batter ciglio e con il sorriso sulle labbra...
Errori A livello filosofico, Klaus Schwab dimostra di essere un seguace della libertà di coscienza e del relativismo giacché dichiara:
Insomma, a ciascuno la sua verità... (come affermano i massoni!). Soprattutto per quanto riguarda Klaus Schwab, fervente sostenitore dell'evoluzionismo. Secondo lui, l'uomo avrebbe 200.000 anni mentre i virus sarebbero apparsi sulle Terra 300 milioni di anni fa 46. 190.000 anni ad intagliare del silicio è molto tempo...
Questo mostra che quando guardiamo l'elenco dei partecipanti ai circoli globalisti (Bilderberg, Forum di Davos, ecc...), non abbiamo a che fare con una vera élite intellettuale che merita la nostra considerazione, ma con una serie di persone intelligenti sì, ma intellettualmente deformate, che hanno fatto proprie le idee della Rivoluzione mentale che affligge le nostre Università ormai da 200 anni e che non sanno più ragionare a partire dalla realtà dei fatti.
Essi partono da se stessi, dal loro spirito, dall'ideologia che è stata loro inculcata e che cercano di applicare, così come il libro COVID-19: The Great Reset parte dal punto di vista MACRO (quello della loro mente) e non dal punto di vista MICRO (quella della realtà). Le opinioni fornite da queste persone sono quindi irrilevanti, perché guidate dal loro interesse e non da quello dei popoli.
La falsa padronanza di un'agenda scivolosa
Mentre le «certezze» dell'élite mondialista vengono sbandierate senza sosta 47 e il treno pazzo globalista sembra andare verso un avvenire radioso, quel treno sembra deragliare sempre di più:
Da lì a pensare che la crisi causata dal COVID sia arrivata al momento giusto per mascherare a meraviglia questa somma di incompetenze è un passo che non possiamo fare... Ma forse ciò potrebbe spiegare perché ogni crisi che arriva sia sempre più intensa della precedente; se il paziente resiste occorre somministrare una dose sempre più elevata di veleno...
Dopo l'11 settembre 2001 e il terrorismo, il mondo ha vissuto una crisi finanziaria senza precedenti (2008), poi da una crisi sociale dovuta all'immigrazione (2015), seguita da crisi sanitaria. Che cosa manca se non una guerra civile o una guerra mondiale da imporre ai popoli che rifiutano l'egemonia mondialista?
La reazione dei popoli al totalitarismo
La buona notizia è che le persone iniziano a stancarsi di essere scambiate per delle pecore pronte per la tosatura. Le manifestazioni civiche e le rivolte contro i governi sono sempre più numerose in molti Stati d'Europa (anche se i media non ne parlano...). La reazione dei gilet gialli in Francia è rimasta famosa, anche se il governo non solo non ha mantenuto nessuna delle promesse fatte in quel momento 49, ma al contrario ha intensificato la repressione.
Sopra: foto emblematica delle proteste messe in atto negli Stati Uniti dal movimento Occupy Wall Street nel 2013 e della repressione.
Ma un governo non può resistere a lungo usando costantemente la forza, le coercizioni, il confinamento e la privazione delle libertà; l'esempio dell'Unione Sovietica è lì a dimostrarci l'intrinseca aspirazione dei popoli alla libertà. Questa reazione si riflette sempre di più nelle urne, con l'aumento in Europa di nuovi nazionalismi o le aspirazioni alla sovranità, con sommo dispiacere dei globalisti, i quali sostengono che i popoli non devono decidere il loro destino.
Ciò è ancora ben poca cosa rispetto all'energia che dovrebbe essere spesa per scrollarsi di dosso il giogo mondialista che pesa sulle nostre spalle (credere nella neutralità delle nostre istituzioni significa avere già perso), ma ciò va nella giusta direzione.
La reazione divina
C'è ancora un parametro che i globalisti non controllano: Dio. E Questi ha già fatto sapere in più occasioni che la misura dei peccati è colma. Ha inviato la Vergine Maria a dirlo a La Salette nel 1846 e a Fatima nel 1917, che sono le apparizioni dal carattere profetico più importanti degli ultimi secoli. Egli ci ha fatto sapere le cause più importanti che chiedono la punizione delle nazioni sono l'apostasia, le bestemmie, la corruzione della morale, tutto cose incoraggiate dai nostri governi apostati.
IV CONCLUSIONE
I globalisti di ogni genere, di cui Klaus Schwab è uno dei portavoce il più eminente, non intendono fermarsi qui e contano di realizzare il piano per la cui realizzazione sono pagati. Per loro è irrilevante che le persone muoiano a causa dei virus, che perdano il lavoro o che la governance mondiale che intendono stabilire porterà sulla Terra l'abominio della desolazione. Non si può fare la frittata senza rompere le uova!
Ci saranno sempre dei vincitori e dei perdenti nelle riforme, nelle riorganizzazioni e nei resettaggi che devono accompagnare il nostro mondo! Questa visione cinica non è la nostra e non è quella di Cristo, per il quale ogni essere conta e ogni pecora smarrita dev'essere ricondotta all'ovile. No, non lasceremo che i nostri anziani muoiano negli ospizi! No, non lasceremo che la nostra gioventù resti senza un ideale che non sia la laicità!
No, non lasceremo i nostri amici, gli artigiani e i commercianti senza un altro futuro che non sia il fallimento perché Schwab e i suoi amici hanno deciso così! No, non «resetteremo» il pianeta a vantaggio delle multinazionali, di Big Pharma per un mondo più inclusivo e più totalitario, per una natura più verde e con più aborti, per un mondo più sicuro e più invasivo, tutto naturalmente per il nostro «bene».
Se dobbiamo resettare il mondo inizieremo de-globalizzandolo e lasciando che le persone decidano da sé il loro destino. No, signor Schwab, non è perché la globalizzazione ha fallito che abbiamo più bisogno di globalizzazione! Se il Gran Reset deve avvenire, sarà quello dell'élite globalista che lei rappresenta, che fallirà nel breve o nel medio termine, e che dovrà essere spazzata via. Signor Schwab, lei è già un uomo del passato e noi siamo il futuro!
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