Premessa
Ogni qual volta in Italia si crea un governo di centro-sinistra (votato o meno, ormai non ha più alcuna importanza), nell'agone politico si torna inevitabilmente a parlare della liberalizzazione delle droghe leggere. Questo articolo scritto nel 1998 riporta i protagonisti dell'anti-proibizionismo di quell'epoca, ma oggi le cose non sono affatto cambiate. Si torna a ripetere il solito leitmotiv: occorre liberalizzare la droga per abbattere il grosso business dello spaccio.
Si tratta di una frottola colossale dietro la quale si nasconde il vero motivo per cui questa combriccola si batte: la libertà di drogarsi e basta. Come dimostra ad abundantiam questo scritto, buona parte di quella classe politica che oggi vorrebbe legalizzare le sostanze stupefacenti fa parte di quella fazione che nel Sessantotto chiedeva a gran voce (per ragioni filosofiche esposte in questo articolo) la libertà di alterare il proprio stato di coscienza. Toltosi l'eskimo e la sciarpa rossa, oggi questi campioni di camaleontismo politico hanno acquisito una certa rispettabilità e siedono nei palazzi del potere da dove continuano la stessa battaglia. Dopo aver ottenuto l'aborto legalizzato (1978), ora lottano per i diritti gay, per l'eutanasia e per la droga libera.
E tutto questo, si badi bene, in nome di una libertà assoluta di poter fare quel che si vuole del proprio corpo e della propria vita, anche se ciò comportasse la negazione della natura, l'auto-distruzione o la morte di un innocente. A partire dal Sessantotto, una valanga di droga si è abbattuta sull'Italia, e non è possibile che tutto ciò sia accaduto senza una segreta complicità degli alti vertici politici. Del resto, come l'Alto Iniziato Serge Hutin (1929-1997) conferma nel suo libro Governi occulti e Società Segrete 2,
Sopra: il massone martinista Serge Hutin e il suo libro Governi occulti e Società Segrete.
Introduzione
A proposito della liberalizzazione delle droghe, viene utile un articolo della rivista Cannabis, antiproibizionista e cultrice dell'uso delle droghe leggere. In un articolo intitolato «Appunti sugli usi e costumi dei fumatori di canapa dagli anni '60 agli anni '90», si scrive:
Sopra: da sinistra, Bob Dylan e Allen Ginsberg, due icone della controcultura in America.
Questo spunto ci ha dato certamente un'ottima chiave per comprendere un brillante aspetto di tale contrabbando e segretezza. Ma veniamo al nostro argomento, e cioè al Sessantotto, il Sessantotto studentesco e giovanile, lasciando da parte quello operaio. Il Sessantotto ebbe indubbiamente come precursori e maestri gruppi e personalità del rock che utilizzarono per così dire, oltre al linguaggio subliminale, anche un altro tipo di linguaggio mascherato.
La rivoluzione culturale del Sessantotto è tale proprio perché muta la cultura, il modo di pensare, e giunge a mutare il significato stesso delle parole, come otri svuotati e riempiti di nuova sostanza. «Pace», «libertà», «solidarietà», «amore» sono le parole ricorrenti, gli slogan della generazione rivoluzionaria cresciuta alla scuola di musicisti rock da una parte, e filosofi dall'altra.
Le parole, quando non designano ciò che significano, sono subdole, si insinuano quasi subliminalmente e fanno carriera solo per il bel suono, per la moda, per quella patina positiva che hanno ereditato, ma di cui sono state poi spogliate: la libertà, la solidarietà, l'amore, la pace che trionfarono in quegli anni sono l'esatto contrario di questi valori intesi in senso oggettivo, reale.
Vengono infatti ad esplicarsi, a concretizzarsi in un messaggio di profondo egoismo che è riassumibile negli slogan dominanti: «Fa ciò che vuoi» 4; «Né maestro né Dio. Dio sono io». Parafrasando Sant'Agostino (354-430) si può dire che siamo di fronte all'amore di sé fino al disprezzo di Dio e del prossimo, contrapposto all'amore di Dio e del prossimo fino al disprezzo di sé. Egoismo ed individualismo, come sbocco del rifiuto di ogni morale e di ogni ordine, si affermano con prepotenza e diventano lotta contro tutto ciò che è d'intralcio all'auto-realizzazione personale, alla propria «libertà», dicono.
Sopra: un hippie raggiunge l'estasi durante uno dei tanti concerti che si tennero negli anni '60.
Contro la famiglia
La stessa famiglia, che dovrebbe essere il primo luogo della realizzazione dell'amore, della solidarietà e della pace intesi in senso reale, viene condannata, accusata violentemente, come limitazione all'io meschino, che vuole diventare dio (di se stesso). Lo ricorda Lidia Ravera, giornalista de L'Unità ed autrice di un famoso libro sul Sessantotto, dal titolo eloquente: Porci con le ali (L'Unità, 1976):
Sopra: Lidia Ravera e il suo romanzo Porci con le ali.
Rossana Rossanda (1924-2020), poi direttore de Il Manifesto, in una lezione rievocativa e celebrativa sul Sessantotto, cui partecipò da protagonista, scrive che nell’ottica di un'«energica liberazione sessuale» appare presto chiaro a lei e compagni
Valori come la fedeltà, e cioè l'amore radicato, temprato anche dalle prove della vita, vengono derisi e sputacchiati: quello che rimane più chiaramente nel ricordo, ora dolce ora amaro, di sessantottini come Aldo Ricci e Mauro Rostagno (1942-1988) a Trento, Lidia Ravera, Gillo Pontecorvo (1919-2006), ecc...
Ẻ il comunismo di donne più che il comunismo di beni, le famose comuni nelle Università occupate, l'attuazione dello scambismo teorizzato da Wilhelm Reich (1897-1957) 7 e oggi promesso a livello nazionale da un dirigente locale di sinistra, Emilio Magliano, il quale lamenta la non ancor piena attuazione dei principî del '68 8.
La droga ha un ruolo non piccolo nel determinare l'esplosione di questa libertà e amore intesi in senso puramente egoistico; essa agisce da impulso disinibente e isolante, permette ed innesta il meccanismo della sfrenatezza e di una libertà tanto assurda da essere innaturale, non spontanea. L'uso della droga è il primo passo del sovvertimento di ogni ordine e di ogni valore, fino a fare del proprio ombelico il centro del mondo e del proprio ventre il monte Sinai da cui discendono le Tavole della Legge. Ricorda la già citata rivista Cannabis:
Fra i quali anche l'incesto. Ne sono esempi lampanti le vite personali di maestri riconosciuti del Sessantotto e portavoce della beat generation come Bob Dylan, i Beatles, Jack Kerouac (1922-1969) 9, Allen Ginsberg (1926-1997) 10... Scriveva John Lennon (1940-1980):
In Italia, accanto a Dylan e ai Beatles... sono anche altri i profeti del Sessantotto: nelle Università si leggono, oltre a Karl Marx (1818-1883), Lenin (1870-1924) e Fidel Castro (1926-2016), Sigmund Freud (1856-1939), Herbert Marcuse (1898-1979), della Scuola di Francoforte, Erich Fromm (1900-1980).
Libri come La morte della famiglia, di David Cooper (1931-1986), Friedrich Nietzsche (1844-1900)... Il messaggio morale è sempre quello di una liberazione dalla famiglia, dai tabù dell'incesto, dal matrimonio... intesa appunto niccianamente, nell'ottica dell'io egocentrico che, dopo aver proclamato la morte di Dio, si fa superuomo per essere al di là del bene e del male e cioè fregarsene del bene e del male.
Sopra: David Cooper e il libro La morte della famiglia.
Contro la «dittatura bimillenaria»
Ma il superuomo rimane un'élite. Scrive Aldo Ricci ricordando il Sessantotto di Trento come un'eccezione per lui positiva:
Per il Ricci, questa dittatura è evidentemente quella di Cristo. I risultati, nonostante le dotte teorie, che non disdegnano il paragone con la ribellione di Satana quale esempio di libertà (come disse Fromm), rimangono piuttosto meschini. Si parla, è vero, anche di rivoluzione marxista, di guerra del Vietnam, di lotta dura contro il sistema, di anarchia.
I ribelli al sistema, che non mettono una cravatta per paura di rimanerne strozzati, sono i potenti e il sistema di oggi: Gad Lerner, Giuliano Ferrara, Michele Santoro, Paolo Flores D'Arcais, Enrico Deaglio, Paolo Liguori, Dario Fo (1926-2016), Ezio Mauro, G. Galli, Marco Boato, Massimo Cacciari, Luigi Manconi, Walter Veltroni, Alessandro Melluzzi, Massimo D'Alema, Fabio Mussi, Mauro Paissan, Lucia Annunziata, Tiziana Maiolo, Ferdinando Adornato, Francesco Rutelli, ecc... 13.
Si parla, dicevo, di rivoluzione marxista, ma, come ricordano molti protagonisti di quegli anni, si vive più di notte che di giorno e si parla più del Marx sostenitore del comunismo di donne che di quello economico. Rostagno confessa:
Sopra: «Lo Stato borghese si abbatte e non si cambia».
Del resto, Aldo Ricci scrive:
Sopra: corteo studentesco nel '68.
Sono indicativi gli slogan che compaiono sui muri delle Università nel '68 e nel suo erede, il '78: «Il sesso è tuo, liberalo»; «Quinto: uccidi il padre e la madre» (titolo di un testo chiave dell'anarchico Jerry Rubin, accanto a Do It); «Inventate nuove perversioni sessuali»; «Fate saltare le menti meccaniche con l'acidosanto»; «Vitamina al vostro cervello. LSD»; «L'alcol uccide, prendete l'LSD»; «Oh, Dio me! Come sto mal, aiuto ci vuol la cocaina, presto»...
Sopra Jerry Rubin e il suo libro Do It. Rubin divenne un'icona del pacifismo e della controcultura.
A Trento, Mauro Rostagno, che sarà direttore e cofondatore di Lotta Continua, un leader a livello nazionale, grande amico del terrorista e co-fondatore delle Brigate Rosse Renato Curcio, scrive: «Consiglio alla gente di fumare (l'erba; N.d.R.) [...]. L'esperienza psichedelica è importante e così l'acido...», e caldeggia l'uso di droghe prima di un festival davanti a 40.000 persone, lui grande ammiratore dei Beatles, dei Rolling Stones, dei Led Zeppelin.
Francesco Alberoni, che ora commenta i salmi per Famiglia Cristiana e scrive su Il Corriere della Sera in prima pagina, neo-rettore a Trento, dove giunse poco proletariamente in spider, rassicurava i suoi studenti: «Metteremo a posto i sotterranei, compreremo dei juke-box, potrete fumare erba...».
Ricordando gli anni passati, da leader, Rostagno sostiene:
È questa in realtà la condizione di tanti, che, non essendo divenuti i potenti di questa Italia, non si sono poi vergognati di riconoscerlo, negli anni successivi al '68, o che, pur essendo divenuti collaboratori della Fondazione Agnelli, della CIA, e della RAI, come Aldo Ricci, non hanno velato il loro passato. Un ex, Giuseppe Di Leva, riassume con la frase «molti sono spacciati e altri vivono di spinelli»; Franco Sagginario ricorda «una delle prime esperienze di erba che si cominciavano a fare in quel periodo»; Gigi Ghiringhelli parla delle esperienze di fumo di un'«intera generazione», e Baby Zamattio di «tutta una cultura della Methedrina» 17.
Lidia Ravera, nell'opera citata, descrive un episodio che appare non tanto come un evento contingente, quanto paradigmatico dell'epoca: un ragazzo chiede ad un altro: «Che ne dici del dibattito sulla droga»?; E l'altro risponde: «Non l'ho sentito, sono stato in tenda a farmi una canna».
Uno dei protagonisti dell'epoca del Sessantotto, forse il padre più autorevole della beat generation, amico di Dylan e di Lennon, fu Allen Ginsberg: con lui l'uso di droghe, la sfrenatezza dell'orgia e dell'incesto, diventano mito, epica e ideale a sfondo filosofico da consegnare alle generazioni. È la vera cultura della droga, la droga consigliata, esaltata, propinata come segno di superiorità, non l'esperienza di debolezza, sfortunata, il dramma umano di tanti che sono anche vittime.
«Santo l'abisso»
Ginsberg descrive nelle sue poesie, che diverranno un testo sacro per molti sessantottini d'oltreoceano, ma anche nostrani, e nei suoi diari, con linguaggio schizofrenico, i rapporti incestuosi con il padre e il fratello, la pazzia, le virtù visionarie dell'oppio, del peyote, delle piante allucinogene messicane e indiane, in una sorta di lotta sacra contro «il Moloch il cui nome è la Mente». A Milano, nel '66, esce la rivista Mondo Beat; nel '67, è la volta di Urlo Beat; entrambe si ricollegano a Ginsberg. Vi si trova scritto ad esempio:
Sopra: la rivista Mondo Beat.
Afferma Francesco Alberoni: «Fra il movimento beat e il movimento studentesco c’è continuità storica...» 18. Ginsberg scrive:
Una sorta di nichilismo gnostico si coniuga con l'influsso delle religioni indiane e delle connesse dottrine del New Age.
La droga, l'India e il New Age
Ginsberg, Kerouac, Aldous Huxley (1894-1963) 20, William Burroughs (1914-1997) 21 e Peter Orlovsky (1933-2010) - l'amante omosessuale di Ginsberg - non sono solo i propagandisti dell'uso «conoscitivo» e «visionario» delle droghe, ma gli apostoli in America del nascente New Age, nel cui sincretismo c'è spazio per lo spiritismo, per la droga, per le religioni indiane - con le tecniche yoga, mantra, zen - per lo sciamanesimo indo-americano e per i riti africani a base di sostanze allucinogene, dette anche «enteogene» 22.
Costoro si recano in Messico, in India, nel Tibet, e iniziano a circondarsi di guru indiani, come faranno poi i Beatles, ma anche molti italiani come Rostagno (che va a studiare i riti di trance e la macunba, e a sperimenta il peyote, un fungo allucinogeno, in Messico). Il raduno di Woodstock, che fu una grande cassa di risonanza per la «pace dello spinello» è aperto proprio dal discorso di un santone indiano.
Per il buddhismo, la vita è male e sofferenza, il corpo una prigione da cui ci si può liberare alla fine del ciclo delle reincarnazioni, per approdare all'agognata estinzione nirvanica (fine della volontà, del pensiero e della personalità). Per questo assumono importanza le esperienze al di là dell'essere, del pensiero, cioè arazionali, alogiche, spersonalizzanti, annullanti l'io personale.
Da qui nascono le tecniche indiane respiratorie o di ripetizione autoipnotica (i «mantra»), per uscire, evadere dall'essere, dall'autocoscienza, dal pensiero, per raggiungere il «vuoto mentale» dello Zen, la «noluntas» - l'assenza di ogni volontà, di ogni anelito di vita - come vertice della «liberazione» del filosofo tedesco Arthur Schopenauer (1788-1860).
Kerouac, un altro mistico della droga, rimastone vittima a soli quarantasette anni, scrive di aver raggiunto l'illuminazione buddhista e di aver capito che la vera realtà è il vuoto. Coerentemente, l'uso di droghe viene teorizzato come esperienza di liberazione, di evasione dalla negatività dell'essere e del pensiero e allo stesso tempo, già per i «poeti maledetti» Charles Baudelaire (1821-1867) e Paul Verlaine (1844-1896), come esperienza «conoscitiva» di mistico contatto con il divino, di superamento dei limiti. Nel 1966, Ginsberg affermava:
Sopra: Allen Ginsberg uomo-sandwich. Sul cartello è scritto: «L'erba è divertimento».
Scrive un induista convertito al cristianesimo, Rabi Maharaj, in Morte di un guru:
Sopra: Rabi Maharaj e la sua autobiografia Morte di un guru.
Un salto temporale, un esempio italiano: Franco Battiato (1945-2021), il cantautore mistico, filosofo, che dissemina le sue canzoni di riferimenti strani, ma a ben vedere comprensibili. Ebbene, Franco Battiato è il tipico rappresentante del New Age nostrano. Nelle sue conversazioni col giornalista Franco Pulcini egli anzitutto riconosce la «filosofia indiana» come «punto di riferimento costante della mia vita»; poi prosegue illustrando il suo rapporto con le droghe:
Egli prosegue affermando che vi sono esercizi sul proprio corpo tramite i quali si può raggiungere uno stato simile a quello degli allucinogeni («meditazione»), parlando di magia sessuale tantrica, di reincarnazione, di spiritismo:
È appena il caso di riprendere il discorso sull'intimo legame fra '68 e New Age. Viene in soccorso una rievocazione di Edmondo Berselli (1951-2010), sociologo ed editorialista de La Stampa, che, dopo una lunga celebrazione della rivolta studentesca, rivendica alla sua generazione il merito di aver anticipato tematiche oggi attuali, di aver quasi salutato quella che, con toni profetici, definisce, in estrema e simbolica conclusione, ad indicare un passaggio di consegne, «un possibile New Age»: «Abbiamo creduto nell'antimedicina [...]; guardavamo al rosso dell'Oriente [...], lo Zen [...], Siddharta» 25.
C'era un periodico, allora, che si guardava con assiduità, un vero epigono delle esperienze New Age dell'«odiata» America: era Re Nudo. Il suo direttore, Andrea Valcarenghi, ricorda:
Sopra: da sinistra, Andrea Valcarenghi e Marco Rostagno.
Una storia «dimenticata», è vero, ma dimenticata a bella posta in quelle celebrazioni che, in quanto tali, amano parlare di operai, di lavoro, di impegno sociale. Ma Re Nudo non era a quei tempi affatto sconosciuta. Basti dire che Andrea Valcarenghi è in quegli anni nel giro di Francesco Cardella (1940-2011), editore pornografico, losco affarista nella cui casa di Milano
E poi, nel tempo, anche Rostagno, Ravera, Claudio Martelli, Giorgio Pietrostefani, Bettino Craxi (1934-2000) e Bobo Craxi, finito anch'egli in India, da Sai Baba (1926-2011)... 27. Nel 1973, il Valcarenghi pubblica Underground: a pugno chiuso (Arcana Editrice), in cui ringrazia i suoi maestri - «l'acido, Adriano Sofri, Mauro [...], Bob Dylan, Mario Capanna [...] i Beatles...» - ricorda i concerti «renudisti» di Battiato, impartisce lezioni di morale:
La prefazione all'opera, di parecchie pagine, è di Marco Pannella (1930-2016), in seguito grande maestro dell'ideologia della legalizzazione, a lungo direttore responsabile di Re Nudo:
Sopra: Marco Pannella durante una manifestazione del Partito Radicale in favore della legalizzazione della marijuana.
Ecco le nobili ragioni dell'antiproibizionismo! Ecco l’essenziale, senza ciance, scuse e argomentazioni contorte...
Dalla libertà di abortire a quella di drogarsi
Ho delineato un quadro veloce del Sessantotto e del New Age, poco, ma quanto basta per chiedersi: se tutto ciò fu ed è ideologia, se l'uso di droga è per il Sessantotto esperienza di libertà, di una libertà imprescindibile e valida in quanto tale, ed esperienza religiosa, mistica come per i newager Kerouac, Ginsberg, Rostagno, Battiato... 29, siamo proprio sicuri che tutto questo non c'entri nulla con l'attuale liberalizzazione della droga?
Siamo sicuri che l'attuale classe dirigente, che viene dal Sessantotto ed ha in esso la sua linfa culturale, sia veramente interessata alla legalizzazione della droga per sconfiggere, come dice, gli spacciatori e la mafia e non, lo ripeto, per motivi ideologici, mascherati con la scusa più plausibile e nello stesso tempo depistante? Quando si volle l'aborto, nel Sessantotto, si voleva l'aborto, punto e basta. Si parlava di diritto: «L'utero è mio e lo gestisco io»!
Sopra: femministe negli anni '70 manifestano in favore della libertà di abortire.
Ma ad un certo punto, si vide che questo non bastava a convincere la maggioranza e allora si disse: «Sconfiggiamo l'aborto clandestino con l'aborto legale». Fu una manovra di ripiego, ma sortì l’effetto desiderato. Oggi si vede che proporre la legalizzazione per se stessa non basta. Allora - per lo più dagli stessi che negli anni '70 sostenevano il diritto di abortire - si dice: «Sconfiggiamo la droga clandestina con la droga legale». Domani ci troveremo convinti assertori della necessità di sconfiggere l'omicidio illegale legalizzandolo.
Chi vuole, oggi, la legalizzazione? I paladini della legalizzazione sono, guarda caso, per lo più ex sessantottini, cresciuti quindi alla scuola che abbiamo delineato, dei Beatles, di Kerouac, di Ginsberg, di Francesco Alberoni, che fu il professore di molti di loro a Trento, e di Mauro Rostagno, che fu il direttore del giornale cui facevano riferimento allora gli antiproibizionisti di oggi: come gli onorevoli ex sessantottini Boato e Manconi, portavoce dei Verdi, partito di governo ufficialmente schierato per la legalizzazione.
Di legalizzazione parlavano anche allora, ma non si diceva, o comunque non appariva affatto centrale il voler sconfiggere lo spaccio illegale, ma si voleva, lo ripeto, difendere un principio, oppure una passione personale, come sembrerebbe nel caso del senatore verde, responsabile della giustizia, Rosario Pettinato, per il quale l'introduzione in Italia di sigarette all'hashish è giusto un bene: «Glielo dice uno che in fatto di nicotina e di spinelli è un vero esperto» 30.
Lo dimostra anche quanto scrivevano Marco Pannella e l'ex ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick; lo dimostra il proclama distribuito ad Amsterdam nel 1967:
Sopra: una cannabis store ad Amsterdam, ai giorni nostri.
Lo dimostra il fatto che fra gli antiproibizionisti di oggi vi sia l'europarlamentare verde Daniel Cohn-Bendit, forse il maggior leader europeo della rivolta sessantottina (accusato di pedofilia), in quegli anni anarchico, sostenitore del principio «metafisico» del «vietato vietare», oggi borghese al potere che parla di «riduzione della criminalità», ma che coltiva gli stessi interessi di un tempo... 32.
La legalizzazione, afferma Pietro Folena, ex onorevole dell'Ulivo, che al '68 guarda con grande simpatia, fu «una delle bandiere della FGCI di D'Alema» sin da quegli anni, e continua accennando alla «concezione permissivistica delle droghe leggere diffusa in alcune anime della sinistra» 33.
In un suo saggio del 1979 intitolato Droga e legge penale. Miti e realtà di una repressione, l'ex ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick, coinvolto oggi nel processo di depenalizzazione, scriveva:
Nonostante poi in altri punti della sua opera ribalti i concetti qui espressi, essi risultano comunque significativi per conoscere quali fossero allora i principî in nome dei quali si invocava da più parti la liberalizzazione, principî che in qualche modo «affascinavano» anche un futuro Ministro della Giustizia. Il tema della legalizzazione è oggi portato avanti anche da alcune riviste New Age, pure qui dunque in nome di principî ideali che abbiamo già visto operativi nel Sessantotto: l'assunzione di piante e funghi
Il loro effetto è esaltato accanto alle pratiche buddhiste dei mantra, agli stati di trance, alle pratiche sciamaniche... La Repubblica, ad esempio, annuncia a tutta pagina un convegno di sciamani a Pavia, dove sarà presente lo stregone peruviano A. Vasquez, alla base delle cui tecniche di guarigione c'è «la somministrazione dell'estratto di ayahuasca, una pianta allucinogena», il cui effetto, a suo dire, consiste in «tre ore di visioni, poi due ore di grande torpore» 36.
Quanti degli attuali antiproibizionisti sono influenzati da queste idee, avendole già a suo tempo vissute e condivise? Oggi Alberoni, Galli, Melluzzi, Maiolo, Giulio Savelli (1941-2020) 37, Mellini, solo per fare i nomi di qualche sessantottino e di uno degli esponenti più in vista del Partito Radicale, sono più o meno vicini al New Age, e del resto sono i Verdi e l'Ulivo che stanno approntando un riconoscimento legislativo per i gruppi New Age, nonostante molti pareri contrari 38.
La legalizzazione è un principio, e non il metodo per risolvere il problema spaccio-criminalità, anche per il Partito Radicale che ha annoverato fra le fila del suo movimento, benedetto anche da Franco Battiato, l'ex pornostar Ilona Staller, che nella 10ª legislatura perseguì un disegno di annientamento della famiglia, e Fernanda Pivano (1917-2009), colei che ha fatto conoscere agli italiani, tramite le sue traduzioni ed entusiaste introduzioni, Kerouac, Ginsberg e Burroughs 39.
Il Corriere della Sera titolava: «Lo spinello libero invade Londra. Pannella in corteo con migliaia di giovani, punk ed ex sessantottini» 40. Si descrive un corteo per la legalizzazione dell'hashish, cui ha partecipato appunto un giulivo Pannella, corteo da cui «salivano ampie volute di fumo» e slogan del tipo: «Il piacere non è reato»; «Diciamo grazie ai trafficanti di hashish che rischiano la vita per il nostro piacere». Organizzato dalla direttrice dell'Independent on Sunday Rosie Boycott, che dice: «Mi arrotolai la prima canna in un giugno rovente in Hyde Park nel 1968». Continua l'articolo:
Sopra: 16 gennaio 1980. L'ex beatle Paul McCartney viene arrestato in Giappone per possesso illegale di cannabis.
Come fiancheggiatori, sicuramente, gli Oasis, sostenitori della legalizzazione della droga in virtù delle sue «grandi doti allucinogene» 41. Infine, accanto alla Fondazione Playboy - e anche questo è eloquente - esistono altri motori della legalizzazione: le riviste Altrove e Cannabis.
Ancora una volta non si fanno riferimenti, se non magari di sfuggita, ai complicati discorsi sulla sconfitta dello spaccio e così via, ma si danno consigli sulle coltivazioni e sull'uso della canapa, se ne esalta il «piacevole rintronamento» e si insiste particolarmente, per nobilitarlo, sull'uso di droghe fatto dai vari Sigmund Freud (1856-1939), Friedrich Nietzsche (1844-1900), Baudelaire.
Sull'«estasi, la trance, la possessione, la meditazione», e sulla funzione sacra attribuita alle droghe dagli sciamani, dagli inni vedici... da tutte quelle forme di religiosità che in Occidente hanno avuto la loro diffusione soprattutto a partire dal '68 con la nascita contemporanea della cosiddetta Nuova Era. Sulla rivista Cannabis si chiede:
Questo è anche il programma del governo italiano, proposto proprio nello stesso mese (nel 1998), appesantito però da ipocrite e farisaiche giustificazioni. Il governo di centro-sinistra ha proposto la depenalizzazione del
Poco dopo, il ministro Flick, di cui si è già visto, propone la «non punibilità del consumo domestico di cannabis: la cosiddetta marijuana sul davanzale» 44.
Verrà finalmente in Italia la «libertà di droga», potremo finalmente cannarci con i nostri figli, fumarci qualche bella sigaretta all'hashish, senza nessun problema, come ci rassicura il senatore verde, responsabile della giustizia, Saro Pettinato: «Glielo dice uno che in fatto di nicotina e di spinelli è un vero esperto». Non ne dubitavo, fa anche lei parte dei sessantottini al potere con il filantropico intento di farci fare a tutti, magari senza ostacoli e a poco prezzo, le stesse esperienze che avete fatto voi?
Conclusione
Continua così, passo dopo passo, l'appropriazione del potere e dello Stato, e la realizzazione dei progetti e delle «libertà», da parte di chi proclamava che «lo Stato non si cambia, si abbatte»; che il «potere è operaio», e non ha mai indossato una tuta da metalmeccanico, o che la Polizia è il nemico, «serva del sistema», e se ne è servito contro gli allevatori nella vicenda delle quote-latte... (D'Alema).
Noi ci auguriamo solo che la «libertà» di abortire, la «libertà» di drogarsi e la «libertà» dalla famiglia, gli ideali insomma dei «porci con (o senza) le ali» - a seconda dei punti di vista - non portino alla disperazione definitiva quanti se ne sono voluti ubriacare. Quella sorta di istinto di morte e di autodistruzione di cui parlano Pannella e Burroughs, quella volontà di annullarsi di cui racconta Ginsberg, quel sentimento di disgusto, di vuoto nichilista e necrofilo provato da molti «rivoluzionari del '68», ha già fatto troppe vittime.
Ha già visto l'alcolismo suicida di un Jim Morrison (1943-1971) o di un Kerouac; ha già visto innumerevoli drammi di droga; ha già visto il fiorire di tesi, valutazioni e apprezzamenti sul suicidio, proprio in quegli anni: i discorsi sul suicidio e sul filosofo francese Albert Camus (1913-1960) di Curcio, il tentato suicidio di Rostagno, il suicidio di Franco Accascina, più tardi quello di un ex leader di Lotta Continua come Alexander Langer (1946-1995)... quello del fratello del regista Marco Bellocchio. Quest'ultimo riconoscerà poi che «il suicidio di mio fratello è ricollegabile al '68, e alla crisi che ha indotto» 45.
Note
1 Pro manuscripto, 1998. 2 Ed. Mediterranee, 1984. 3 Cfr. Cannabis, nº 4, aprile 1998. 4 La frase «Fa ciò che vuoi» è anche il motto iniziatico del mago nero inglese Aleister Crowley (1875-1947). Dedito a pratiche di magia sessuale (derivanti in buona parte dal tantrismo tibetano), nonché grande consumatore di ogni genere di droga, a causa della sua figura ribelle e anticonformista, Crowley è ritenuto da molti suoi seguaci come l'ispiratore sotterraneo e l'eroe non celebrato del movimento hippie e della rivolta sessantottina. 5 Cfr. Sette, nº 15, 1988. Ne è direttore il sessantottino Andrea Monti. 6 Cfr. «Cinque lezioni sul '68», supplemento al nº 34 di Rossoscuola, Torino 1987.
7 Wilhelm Reich fu uno
psicanalista e fisiologo austriaco. Originariamente vicino al gruppo
di Sigmund Freud, ruppe con il movimento psicanalitico ortodosso ed
emigrò negli Stati Uniti nel 1939. In questo periodo sviluppò la sua
teoria sull'«energia orgonica», che pervaderebbe l'Universo e che
gli esseri umani rilascerebbero durante l'attività sessuale.
L'energia bloccata, secondo Reich, sarebbe alla base dello sviluppo
della nevrosi. Dal 1957, egli entrò in conflitto con le autorità
statunitensi per le sue ricerche sulla 8 Cfr. Il Giornale, del 9 maggio 1998. 9 Lo scrittore statunitense Jack Kerouac fu il primo a usare la definizione beat generation in riferimento ad un gruppo di scrittori statunitensi degli anni Cinquanta, di cui egli stesso fece parte, e che manifestò il rifiuto della società tradizionale attraverso scritti anticonformisti e stili di vita alternativi. Morì vittima della droga e dell'alcool. 10 Il poeta americano Allen Ginsberg è considerato il portavoce della beat generation degli anni '50. Egli usò nei versi toni informali, discorsivi e immediati che, insieme al trattamento esplicito delle tematiche sessuali e al richiamo alle religioni orientali, ne fecero, per quegli anni, una figura trasgressiva. 11 Cfr. J. Lennon. Pace, amore e musica. Scritti autobiografici, Ed. Blues Brothers, Milano 1996, pagg. 76, 102, 132, 36. 12 Cfr. A. Ricci, I giovani non sono piante, Ed. SugarCo, Milano 1978. 13 Si tratta di ministri, di onorevoli, di professori universitari, di giornalisti come Mauro, direttore di La Repubblica, Lucia Annunziata, direttore del TG3, Flores D'Arcais, direttore di Micro Mega. Fra questi, i più propendono per la liberalizzazione delle droghe leggere, come Luigi Manconi, portavoce dei Verdi, gli onorevoli Paissan e Boato, Dario Fo, premio Nobel, Fabio Mussi, grande amico di D'Alema dai tempi del '68 ed oggi capogruppo alla Camera, Rutelli, sindaco di Roma, l'onorevole Maiolo, ex Lotta Continua, ecc... D'Alema, Veltroni e Cacciari sono i massimi rappresentanti di un partito compattamente schierato per la liberalizzazione e per la depenalizzazione... 14 Ibid. Rostagno inoltre ricorda. «Avere l'aria del debosciato è bello, non lavorare mai. L'aria di quello che non lavora, "andate a lavorare", ci dicevano per strada...» (pag. 134). 15 Cfr. A. Ricci, op. cit., pagg. 276, 156, 277. Vedi anche A. Bolzoni-G. D'Avanzo, Rostagno: un delitto tra amici, Ed. Mondadori, Milano 1997, pagg. 28, 34. 16 Ibid., pagg. 278, 281, 146, 200. 17 Nome commerciale dell'anfetamina. 18 Cfr. F. Alberoni, Classi e generazioni, Ed. Il Mulino, Bologna 1970, pag. 118. 19 Cfr. A. Ginsberg, Urlo e Kaddish, Ed. Il Saggiatore, Cuneo 1997, pagg. 135, 381, 135. 20 Aldous Leonard Huxley fu un romanziere, saggista, critico e poeta britannico. Membro della sètta dionisiaca dei «Figli del Sole», amico del mago Aleister Crowley, nel 1929 Huxley fu introdotto da quest'ultimo in una sètta massonica particolare detta Golden Dawn («Alba d'Oro») dove venne iniziato alla mescalina. Il suo libro Le porte della percezione (1954) e il suo seguito Paradiso e inferno (1956), oltre che il romanzo Isola (1954), sono una testimonianza delle sue esperienze con gli allucinogeni. Fu la sua opera Le porte della percezione (The Doors of Perception) a suggerire al rocker-sciamano Jim Morrison il nome da dare al suo gruppo (The Doors, appunto). 21 Lo scrittore statunitense William Burroughs fu tra i rappresentanti della beat generation. Dopo aver studiato a Harvard e a Vienna, nel 1944 conobbe a New York, dove si era trasferito un anno prima, Allen Ginsberg e Jack Kerouac, con i quali diede origine al movimento letterario della beat generation. Le sue amicizie, il vagabondare nel mondo, l'omosessualità, l'esperienza della droga e l'uccisione accidentale della compagna Joan Vollmer Adams (1951) condizionarono fortemente la sua scrittura, che egli viveva come atto di ribellione. I suoi romanzi, che mescolano visionarietà e satira sociale, sono costruiti con particolari tecniche stilistiche, come ad esempio il cut-up, una sorta di collage applicato alla prosa che consiste nel ritagliare testi di altre opere, o trasposizioni discorsive di impressioni sensoriali, e ricomporli inserendoli nella struttura narrativa, e sono fortemente influenzati dalle «mitologie pop» (una forma di magia del caos), ovvero dai miti creati attingendo alla cultura popolare. La sua opera più nota resta Il pasto nudo, primo volume di una tetralogia che nella sperimentazione stilistica trasfigura l'esperienza della droga. In alcuni Stati americani il romanzo fu colpito dalla censura per il linguaggio e le immagini sessualmente esplicite mescolate a inquietanti visioni allucinate. 22 Sostanze capaci quindi di rivelare la divinità latente nell'uomo. 23 Cfr. J. Webb, Il sistema occulto, Ed. SugarCo, Milano 1989, pag. 314. 24 Cfr. F. Battiato, Tecnica mista su tappeto, E. D. T, Torino 1992, pagg. 12, 14, 15, 69, 70. Non a caso, Battiato, oltre ad essere un appassionato di misticismo sufi e del New Age, è anche un seguace dell'esoterista russo Georges Gurdjieff (1866-1949) e un ammiratore dell'Alto Iniziato francese René Guenon (1886-1951) (cfr. P. Baroni, I prìncipi del tramonto. Satanismo, esoterismo e messaggi subliminali nella musica rock, Ed. Il Cerchio, Rimini 1997, pag. 146). 25 Cfr. Specchio, del 21 marzo 1998. 26 Cfr. A. Mangano, Le culture del Sessantotto, Centro Documentazione Pistoia, Fondazione Micheletti, Comune di Pistoia 1989, pagg. 237-238. 27 Cfr. A. Bolzoni-G. D'Avanzo, op. cit., pag. 61 e ss. 28 Cfr. A. Valcarenghi, Underground: a pugno chiuso, con la prefazione di Marco Pannella, Ed. Arcana, Roma 1973. 29 Stupisce constatare che, invece di un approccio oggettivo e cauto a rockstar come Battiato e Dylan, o a «ideologi» della (e dalla) vita bruciata come Kerouac, spesso uomini di Chiesa si abbandonino alla demagogia e alle mode, com'è avvenuto, ad esempio, con il concerto in Vaticano di Battiato (18 marzo 1989); con quello di Dylan (27 settembre 1997) in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale tenutosi a Bologna; con l'affermazione di rappresentanti della Santa Sede che la beat generation e Kerouac abbiano rappresentato «istanze di giustizia e di libertà», e vadano quindi riabilitati (cfr. La Repubblica, del 29 aprile 1998). Sono queste affermazioni gravi, che propongono la legittimazione di quel concetto di «libertà» senza freni, libertà di droga, di sesso, dalla famiglia e dal pensiero che Kerouac e compagni non solo hanno praticato, ma anche diffuso, spesso morendone, e facendo morire. Accostare poi i viaggi di Sulla strada di Kerouac al pellegrinaggio cristiano, come hanno fatto i succitati rappresentanti della Santa Sede, è paragone in malafede, o, senza fede... 30 Cfr. Il Giornale, del 26 febbraio 1998. 31 Cfr. Cannabis, nº 4, 1998. 32 Cfr. La Repubblica, del 14 gennaio 1998. Vale la pena citare anche un passo di Bruno Frick apparso su Alto Adige, del 7 gennaio 1998: «Il disastro droga nell'Europa centrale è iniziato con le manifestazioni del '68, aggravate sullo stesso sfondo ideologico negli anni di piombo. A tal proposito si può ricordare ciò che in una recente intervista Cohn Bendit ha voluto precisare: Alexander Langer (ex europarlamentare verde; N.d.A.) faceva parte di Lotta Continua. E ai fautori della liberalizzazione della canapa sia detto subito che questa allora diventò il simbolo per la protesta contro la società tardo-capitalista». Sta comunque di fatto che attualmente i vari antiproibizionisti italiani, come Fo, Manconi, Bonino, don Ciotti, e quelli stranieri, sono finanziati dal «re della speculazione monetaria» e del capitalismo americano, quel George Soros cui si attribuiscono il crollo della Lira e della Sterlina nel 1992, e delle valute asiatiche, con tutto ciò che ne è conseguito in drammi, sociali e personali (cfr. La Repubblica, dell'11 ottobre 1998; Corriere Economia, del 10 giugno 1998). 33 Cfr. Sette, nº 18, 1998, pag. 36. Saremmo contenti se Folena potesse collocare, coram populo, l'anima che fa riferimento a Il Manifesto, quotidiano comunista cui è legato il «Forum droghe» antiproibizionista e governativo di Grazia Zuffa e Gloria Buffo, e di cui sono stati direttori anche i citati Rossana Rossanda e Mauro Paissan. Per esempio, che rapporto c'è fra gli articoli sulla legalizzazione della marijuana e la depenalizzazione del consumo di droghe apparsi su Il Manifesto a firma di Giancarlo Arnao e quelli dello stesso autore apparsi su Cannabis? Oppure, è un caso che su Il Manifesto, oltre che su L'Unità, sia apparsa, a partire da marzo 1998, una campagna per la liberalizzazione delle droghe che, a parte qualche piccola controindicazione, sembra quasi esaltarne le capacità «illuminanti»? Come quando si scrive: «Sigmund Freud: genio o drogato»?; «Verlaine ha cambiato la poesia moderna. Cambia sapere che era un drogato»?; «Grandi artisti e filosofi consumavano droghe, anche pesanti...». 34 Cfr. G. M. Flick, Droga e legge penale. Miti e realtà di una repressione, Giuffré Editore, Milano 1979. 35 Cfr. Il Manifesto Extra, del 30 dicembre 1995. 36 Cfr. La Repubblica, dell'8 giugno 1998. 37 Giulio Savelli è stato editore di diverse opere sul '68, fra cui Agenda Rossa 1978, in cui si connettono le esperienze di un decennio di rivolte, a cura di Gad Lerner, Luigi Manconi e Marino Simbaldi. 38 Cfr. La Repubblica, del 3 aprile 1998; Il Giornale, del 3 aprile 1998. 39 In Le città delle notti rosse (Ed. Arcana, Padova 1997), di Burroughs, con prefazione della Pivano, si legge: «Questo libro è dedicato agli Antichi, al Signore delle Abominazioni [...], Angelo Oscuro di tutto ciò che è escrezione e corruzione, Signore della Decomposizione [...], a Ix Tab [...] Patrona di coloro che si impiccano [...], al Distruttore [...], Signore degli Assassini. Niente è vero. Tutto è permesso». 40 Cfr. Il Corriere della Sera, del 29 marzo 1998. 41 Cfr. Alto Adige, del 25 ottobre 1997. 42 Cfr. Cannabis, nº 4, aprile 1998, pag. 5. 43 Cfr. Il Corriere della Sera, del 24 aprile 1998. 44 Cfr. La Repubblica, del 22 maggio 1998. 45 Cfr. AA.VV., 68: venti anni dopo, Editori Riuniti, Roma 1988.
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