di Michel Berger 1
PRIMA PARTE
Premessa
Pur essendo stato pubblicato nel 2000 sotto forma di opuscolo, questo scritto è ancora di grande attualità. In questo periodo di pandemia, prevedendo l'élite che probabilmente non si potrà mantenere ancora per molto tempo l'attuale stato di emergenza proclamato a causa della presenza del virus, sta già tornando a spingere sulla necessità di porre rimedio al «gravissimo» problema provocato dai cambiamenti climatici. Prova ne è che Greta Thunberg, personaggio-chiave dell'emergenza climatica (in realtà, un burattino manovrato dall'élite globalista), che era letteralmente scomparsa dalla scena durante la pandemia, ora è improvvisamente rispuntata ed è tornata sotto i riflettori.
A questo punto, il lettore si chiederà per quale ragione abbiamo evocato insieme la pandemia e i problemi ambientali. In effetti, almeno apparentemente, si tratta di problematiche totalmente prive di connessioni tra loro. Purtroppo non è così. Le oligarchie del turbocapitalismo vedono in questi eventi, pur così diversi tra loro, la grande opportunità di portare a compimento il loro sogno farneticante a cui lavorano da almeno due secoli: l'instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale. Lo ha detto più o meno apertamente Klaus Schwab, personaggio legato a doppio filo ai clan globalisti, nonché fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum di Davos:
Il «Gran Reset» cui fa riferimento Schwab, non è nient'altro che l'abbattimento artificiale dell'economia mondiale in vista della ricostruzione di un'economia globalizzata gestita da un'autorizzata centrale: il tristemente famoso Governo Mondiale che consegnerà tutto il potere nelle mani di pochi individui ricchissimi e privi di scrupoli. Immagino che a questo punto alcuni ridacchiando ci accuseranno di essere dei «complottisti», ossia dei poveri fanatici che vedono cospirazioni ovunque.
Eppure basterebbe guardarsi attorno per vedere realizzarsi uno dopo l'altro gli obiettivi fissati ormai da tempo per la creazione del più vasto totalitarismo che l'umanità abbia mai visto. Ma torniamo a noi. Questo ultimo ventennio ha visto l'insorgere di tre eventi assai diversi tra loro, ma legati da un filo rosso che li accomuna: gli attentati dell'11 settembre 2001, i cambiamenti climatici e la pandemia. Cos'hanno in comune queste tre situazioni così differenti tra loro?
- Il primo elemento che li associa è la paura collettiva.
• Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 il mondo intero è stato colto da un forte senso di insicurezza. Le immagini delle Torri Gemelle che crollano, mandate in onda dai media da una propaganda martellante, si sono impresse nelle menti della comunità mondiale in modo indelebile. La possibilità che il terrorismo di matrice islamica potesse ripetere atti di quel genere, specialmente nel mondo occidentale, ha generato un panico che non è ancora evaporato.
• Quando nel 2018 la Thunberg ha iniziato a parlare dei pericoli per il pianeta dovuti ai cambiamenti climatici, i mass media le hanno fatto da cassa di risonanza diffondendo notizie allarmanti (anche se del tutto prive di fondamento scientifico). Un esempio: il surriscaldamento della Terra avrebbe causato lo scioglimento dei ghiacci eterni con un innalzamento della acque di 50 metri!!! Anche in questo caso, la paura è stato un elemento determinante utilizzato dalla propaganda ecologista.
• Nel 2020 è stata la volta della pandemia di COVID-19. E qui non starò a dilungarmi sul fatto che il terrore è stato largamente diffuso, attraverso la solita complicità dei media, per fare accettare alla popolazione mondiale restringimenti di ogni genere e l'inoculazione quasi forzata di sieri sperimentali, cose fino ad ora mai registrate nella storia dell'umanità.
- Il secondo elemento che lega tra loro questi tre eventi è lo stato di emergenza.
• Ẻ di pubblico dominio il fatto che dopo gli attentati dell'11 settembre le autorità statunitensi hanno sospeso tutte le libertà costituzionali (vedi i milioni di intercettazioni telefoniche ingiustificate) per «difendere» il popolo americano da eventuali attacchi da parte del terrorismo di matrice islamica. Stiamo parlando del famoso Patriot Act, firmato dal presidente George Walker Bush il 23 ottobre 2001.
Sopra: il presidente Bush firma il Patriot Act. Sotto è scritto: «Proteggendo la patria».
• La stessa cosa è avvenuta ed è ancora davanti ai nostri occhi con la pandemia in atto. Lockdown e Green Pass sono misure che vanno a ledere le libertà fondamentali garantite dalla Costituzione italiana e dal diritto alla privacy. E tuttavia, in nome dello stato di emergenza, le popolazioni di mezzo mondo sono state terrorizzate e confinate in casa, e ora (in Italia e in Francia) devono esibire una carta verde (un primo passo verso l'identità digitale) per potersi sedere al bar o al ristorante. Ed ecco scoperto il «ventre molle» delle democrazie moderne, che tramite determinate contromisure contenute nelle rispettive costituzioni avrebbero dovuto mettere al riparo le popolazioni dal rischio di un regime costrittivo, misure che però possono essere tranquillamente aggirate tramite lo stato di emergenza proclamato da diversi governi (come dice il proverbio, «fatta la legge, trovato l'inganno»).
• Per quanto riguarda le eventuali restrizioni dovute ai supposti cambiamenti climatici, esse riguardano il nostro immediato futuro, anche se dall'aria che tira ormai è evidente che per «salvare il pianeta» ci verranno chiesti dei sacrifici... (ridurre i consumi di materiale inquinante, e di conseguenza le emissioni di CO 2, ecc...).
Ed ecco dunque data una risposta al titolo di questo articolo. Perché mettere fianco a fianco l'ecologia e il mondialismo? La risposta è semplice. L'oligarchia dell'alta finanza (che grazie a fiumi di denaro tiene saldamente nelle sue mani l'informazione e la politica) si serve dell'ecologia (come ha fatto prima con il terrorismo e ora con la pandemia) affinché i popoli si convincano della necessità di istituire un'autorità mondiale che risolva questi gravosi problemi prima che sia troppo tardi...
Concludiamo con due osservazioni:
Sopra: manifesto ecoterrorista: «Salva il pianeta. Ucciditi».
Ci siano di conforto in questa situazione le parole di Nostro Signore («le porte dell'inferno non prevarranno»; Mt 16, 18) e questi passi estratti dalla Sacra Scrittura: «Il desiderio degli empi andrà in fumo» (Sl 111, 10); «Perché le genti congiurano, perché invano cospirano i popoli? Insorgono i re della terra e i prìncipi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia: "Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami". Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore» (Sl 2, 1-4).
Introduzione
Il crescente successo dei movimenti ambientalisti è facilmente spiegabile. Da un lato, non si può negare che l'industrializzazione, a volte anarchica, non è stata senza effetti sull'ambiente. D'altra parte, nella nostra società materialista, la natura è per alcuni l'unico elemento che suscita ancora un'onda - molto vaga a dire il vero - di percezione del sacro. «Il mio Dio è la natura», ha affermato l'ex presidente russo Michail Gorbačëv.
Tende quindi a formarsi «un pensiero ecologico unico che nessuno vede e che nessuno contesta». Esso si costruisce e si organizza attorno all'idea che l'umanità odierna ha, attraverso la sua crescita, un impatto sull'ambiente e in particolare sul clima, un impatto le cui conseguenze, presentate in modo drammatico o addirittura apocalittico, richiedono un intervento che vada oltre le frontiere. Un discorso onnipresente monopolizza i media, ed emerge una nuova ideologia che tende a giustificare l'imposizione del controllo - diretto o indiretto - su tutti i settori della società; ideologia che tende a fornire un «principio centrale e unificante, attorno al quale si può costruire e definire la società mondiale».
Non è forse questo l'oggetto o meglio la ragion d'essere di tutte queste conferenze internazionali: Rio nel 1992 (Earth Summit), Berlino, Vienna, Roma nel 1995, Kyoto nel 1997, L'Aia, New York nel 1999, per non parlare dei trattati di Montreal nel 1987, di Copenaghen nel 1992, ecc..., o dei convegni incentrati sui concetti di popolazione e sviluppo: Il Cairo (1994) e, in parte, Pechino (1995), Istanbul (1996)? Si tratta di definire una società globale; il problema dell'inquinamento locale (inquinamento dell'aria nelle città, l'inquinamento acustico, lo scarico di rifiuti industriali, ecc...), che nessuno può negare, richiede soluzioni provenienti da iniziative locali, armonizzate a livello mondiale.
Sopra: George Bush senior (1924-2018) prende la parola durante l'Earth Summit di Rio de Janeiro nel 1992.
Nel quadro in cui ci collochiamo in questa sede, le questioni ecologiche saranno evocate come problemi globali. Essi riguardano la sopravvivenza del pianeta, della navicella spaziale Terra, come alcuni affermano per sottolineare che siamo, tutti, membri dello stesso equipaggio, terribilmente minacciato.
Non stiamo forse drammatizzando un po' troppo? Questa è ovviamente la prima domanda da porsi, rivolgendosi agli scienziati. E se drammatizziamo, perché questa preoccupazione di usare l'ecologia e soprattutto l'ideologia ecologista per «informare» la società nel suo insieme, per definire sia obiettivi sociali che standard di comportamento individuale? La risposta a questa seconda domanda costituirà l'essenza della nostra riflessione.
La Terra è in pericolo?
Dovremmo affrontare qui i vari aspetti scientifici, tecnici o umani che pretendono di essere alla base della retorica ecologica: il buco nello strato superiore dell'ozono (con il rischio di sviluppare il cancro della pelle), l'effetto serra (con il rischio di riscaldamento globale), il consumo di risorse naturali (con il rischio di esaurirle), la biodiversità (con il rischio di far scomparire molte specie di animali o microrganismi). Discuteremo solo le conclusioni di studi che non svilupperemo 3.
• Il buco dell'ozono Lo strato di ozono ad alta quota nella stratosfera funge da scudo, proteggendo la pelle dai raggi ultravioletti emessi dal Sole. L'annuncio dell'assottigliamento di questo strato ha assunto un'importanza emblematica giacché il suo meccanismo è stato presentato come un presunto esempio indiscutibile di cambiamento su scala planetaria di cui l'uomo sarebbe responsabile.
In questo modo, la nozione di popolazione limite potrebbe essere collegata ad obiettivi ecologici. Dopo aver dimostrato con certezza la falsità delle tesi che incriminavano gli aerei supersonici o i test nucleari, l'ipotesi, diffusa negli anni '80, sarebbe che questo strato di ozono stratosferico verrebbe attaccato dai clorofluorocarburi (CFC) utilizzati in particolare in campo elettronico come solventi, negli impianti di refrigerazione e condizionamento, nelle bombolette spray e per la produzione di schiume isolanti.
Questo fenomeno richiederebbe una temperatura molto bassa e si osserva soprattutto nell'Antartide e, in misura minore, al Polo Nord. Il discorso ufficiale vorrebbe che questo buco fosse solo l'aspetto spettacolare e mediatico di un fenomeno globale: l'assottigliamento generale dello strato di ozono. Già nel 1990, appena cinque anni dopo il lancio di questo discorso, sembrava che nel lavoro svolto fossero stati introdotti errori sistematici.
Sopra: il presunto buco dell'ozono sopra l'Antartide.
Un rapporto della NASA ha messo in dubbio i modelli matematici utilizzati, che erano più che incompleti (effetti del ciclo solare trascurati e mancata conoscenza di alcuni processi meteorologici). Un articolo apparso su Le Figaro 4, raccontava la reazione di un centinaio di personalità scientifiche di fronte alla tesi ufficiale non scientificamente fondata e presentata come frutto di una fretta giustificata solo da ragioni politiche. Infine, Le Monde, del 27 gennaio 1997, ha pubblicato un testo dello scienziato olandese Paul Crutzen (1933-2021), Premio Nobel per la chimica per il suo lavoro sull'ozono:
Riguardo agli stessi effetti degli U.V. (raggi ultravioletti), sono state scritte anche molte cose false. Sono state avanzate previsioni catastrofiche. L'agenzia governativa americana per la protezione dell'ambiente ha fornito dati ripresi dalla rivista Nature, che stimavano più di 800.000 morti, a seguito di tumori della pelle creati dal rafforzamento delle radiazioni U.V. Il demografo e storico francese Hervé Le Bras riporta questa cifra nella peggiore delle ipotesi a poche centinaia - forse un centinaio - e specifica:
Un recente articolo apparso su Le Monde (maggio 1999) attribuisce ragionevolmente al cambiamento delle abitudini di esposizione al Sole l'aumento della frequenza dei tumori della pelle e di alcuni melanomi (e in particolare alla sovraesposizione nell'infanzia, prima della pubertà). Ci teniamo a ricordare questa vicenda del buco dell'ozono affermando che oggi è chiaro che si trattava unicamente di una «frottola politica» 5.
L'analisi di questa vicenda evidenzia così in modo dimostrativo una vera e propria farsa. Le misurazioni erano distorte, i crediti sono stati ritirati dai ricercatori le cui conclusioni non hanno confermato la minaccia. Dietro le decisioni di Montreal ci sono state forti ragioni finanziarie. Il costo dei «rifiuti» è molto alto. Ma il vero problema è politico. La vicenda del buco nell'ozono dev'essere considerata come un presagio dell'aumento dell'effetto serra. L'ambasciatore statunitense Richard Benedick, negoziatore dei trattati di Vienna e Montreal, ha affermato:
Questo stesso personaggio, che quindi non può essere sospettato di essere sfavorevole alla tesi ufficiale, ha dichiarato:
• Rafforzamento dell'effetto serra Il Sole riscalda la Terra (radiazione solare visibile). Il terreno emette quindi infrarossi che subiscono una riflessione verso il suolo, per incontrare le grandi molecole dell'aria. L'acqua delle nuvole, l'anidride carbonica (CO2), il metano (CH4), l'ozono (03) e il protossido di azoto (NO2) in particolare, fungono quindi da specchio. Queste molecole svolgono il ruolo di copertura di una serra che lascia passare i raggi solari verso l'interno, ma trattiene parte del calore che, così, si accumula.
L'effetto serra naturale è ovviamente necessario. Se non esistesse, la temperatura della terra sarebbe di -18°. Se il contenuto di gas ad effetto serra aumenta, la temperatura di equilibrio terrestre aumenta, innescando un fenomeno di amplificazione. Il rafforzamento dell'effetto serra è oggi il pilastro essenziale dell'ideologia ecologista. Si tratta di asserire che l'anidride carbonica, prodotta dalla combustione di carbone, di petrolio, di gas o della legna, contribuirebbe al riscaldamento del pianeta.
In misura minore, i bovini, attraverso la loro flatulenza e le risaie, rilasciano metano che parteciperebbe a questo effetto. Così l'uomo, sia che si scaldi, che mangi o lavori, è fonte di un ulteriore effetto serra. Le soluzioni devono quindi essere trovate molto rapidamente. Altrimenti le calotte glaciali si scioglieranno, il livello del mare si alzerà, travolgendo insediamenti costieri 6, tornado e altri cicloni, aumenteranno gli uragani, si espanderanno i deserti e la malaria e il paludismo minacceranno vaste aree.
La prima domanda riguarda il concetto di riscaldamento. Quale riferimento dovremmo usare? Il periodo che va dal X all'XI secolo vide temperature superiori a quelle odierne di circa 1,5°; esso viene chiamato da alcuni «climatologi» ottimo climatico medievale. Poi c'è stata quella che è stata definita una «piccola era glaciale» per un periodo che va dal XV al XIX secolo. Dipinti di maestri fiamminghi (Bruegel e i cacciatori nella neve, ad esempio) testimoniano la rigidità degli inverni di quel tempo.
Oggi sembra che ci sia un recupero. Come si vede, le variazioni climatiche sono significative; esse devono essere considerate in un contesto generale, e quelle che abbiamo appena menzionato devono essere integrate in cicli di grandezza molto più ampia i cui i periodi vanno da 20.000 a 100.000 anni. Nella prefazione dl libro di Sylvie Joussaume, Direttrice del'Ufficio di Ricerche Geologiche e Minerarie, intitolato Climat d'hier à demain («Il clima da ieri a domani»), il fisico Pierre Morel ricorda:
Sopra: il fisico francese Pierre Morel e l'opera di cui ha scritto la prefazione intitolata Climat d'hier à demain.
Anche se potessimo valutare i valori medi della temperatura terrestre (su questo tema torneremo più avanti), nessuno oggi potrebbe attribuire questi valori a oscillazioni di breve periodo (che possono segnare anche valori estremi) o rapportarli a fenomeni di evoluzione molto più lenta e quindi di maggiore entità ed effetto più duraturo. A prescindere da questa domanda fondamentale e irrisolta, ci si può interrogare sulla misurazione di quella che viene chiamata la temperatura globale del pianeta.
In effetti, ancora una volta, oggi non sono disponibili dati affidabili. La copertura spaziale è molto incompleta. Un fattore molto importante è quello degli isolotti di calore urbano che creano un riscaldamento locale (soprattutto notturno e invernale) non legato all'effetto serra. Infine, le misurazioni stesse, per quanto corrotte possano essere, non giustificano nemmeno una politica allarmistica.
Il Gruppo Intergovernativo di Esperti e dei Cambiamenti Climatici (GIEC) conclude che dalla fine del XIX secolo si è registrato un riscaldamento compreso tra 0,3° e 0,6°. Dopo sottili correzioni dovute al riscaldamento urbano, siamo stati quindi in grado di evidenziare un riscaldamento abbastanza chiaro negli anni '20 e '30 (prima che la concentrazione di CO2 aumentasse), quindi un segnale di diminuzione. E infine, il riscaldamento globale degli ultimi 100 anni oscilla tra 0,15° e 0,45°.
Studi più recenti indicano per gli Stati Uniti un aumento di 0,089°, ossia un valore trascurabile. Le misurazioni ottenute dal satellite, che sfuggono ai fenomeni delle isole urbane e che sono più precise delle misurazioni terrestri, sembrano mostrare un'assenza di surriscaldamento. Le misurazioni effettuate sugli strati inferiori dell'atmosfera mostrano un andamento decrescente di 0,06° per decennio 7.
Potremmo evidenziare molte altre osservazioni che non confermano le ipotesi allarmistiche, come ad esempio le misurazioni satellitari delle superfici ghiacciate artiche e antartiche. Allo stesso modo, l'innalzamento del livello del mare negli ultimi cento anni (da 10 a 25 cm) non può essere strettamente attribuito al riscaldamento; esso può invece essere collegato a un abbassamento delle coste... Gli stessi modelli di previsione sono anche questo caso, come per l'ozono, molto incompleti (non tenendo conto dei cicli solari, degli effetti stabilizzanti dell'oceano e del ciclo completo dell'oceano e del carbonio, insufficientemente conosciuti...).
E, allo stesso tempo, stiamo cercando di collegare questi modelli matematici o fisici a modelli politici o sociali che si basano su ipotesi molto azzardate. «Eppure la temperatura sta aumentando», continuano a proclamare i sostenitori del riscaldamento globale, mentre i dati non confermano in nulla un aumento dell'effetto serra; quindi, ci sforziamo di apportare alcune correzioni, tutte provvidenziali come le altre, ma molto contestate... (possono essere dello stesso ordine di grandezza della variazione desiderate 8). Scrive il già citato Pierre Morel:
L'uomo gioca un ruolo significativo in grado di modificare questo equilibrio? Nessuno oggi può giustificare alcun aspetto significativo di questo ruolo. Il GIEC, che raggruppa 4.000 scienziati di varie nazioni, scriveva nel 1995:
Questa parte del rapporto non è mai stata pubblicata. Ma è stata suscitata una reazione emotiva da parte del pubblico, con una forte componente simbolica, fuori da ogni serenità. Ciò ha permesso di evocare una «necessaria rivoluzione culturale». La polemica riguardante l'effetto serra è stata un'opportunità per creare o rafforzare diverse istituzioni (o programmi) che supervisionano gli scienziati o li formano fin dalla loro giovinezza sviluppando una socializzazione sempre più completa della scienza. Questi montaggi mitici generano una visione globale dei problemi del pianeta, consentendo l'istituzione «con dolcezza» (gli specialisti parlano di un metodo non avversivo) di una multiforme organizzazione internazionale.
• Riduzione della biodiversità naturale La biodiversità, termine apparso negli anni '90, è definito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (New York, 1993) come
Il più delle volte, quando oggi si parla di biodiversità, non è tanto la diversità dei grandi animali (protetti dall'accordo di Washington, che vieta in particolare il commercio delle specie in via di estinzione), ma la diversità genetica delle piante e dei microrganismi. Nessun esperto è in grado di tradurre in cifre questa diversità e nemmeno di valutare le conseguenze della sua scomparsa.
Si tratta allora di difendere la biodiversità sconosciuta, quella che non è stata ancora oggetto di selezione. Ha scritto il biologo Jean Rostand (1894-1977): «Bisogna proteggere l'ignoto per ragioni sconosciute».
Tuttavia, il pensiero ecologista non esita a presentare cifre spaventose:
Possiamo anche notare nelle valutazioni proposte enormi discrepanze. Il tasso di estinzione dimostrato è in realtà molto basso e il tasso effettivo è sconosciuto. L'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), di cui fanno parte molti governi, citata a Rio e ritenuta una fonte autorevole negli ambienti ecologisti e globalisti, ha pubblicato nel 1992 un'opera che smonta accuratamente il mito della scomparsa massiccia delle specie, precisando le ragioni secondo cui «non si può prestare grande fiducia a nessuna delle previsioni del tasso di estinzione».
Gli studi relativi ai fenomeni di deforestazione non forniscono alcun supporto alle tesi allarmistiche (se non altro perché gli ecosistemi vicini fungono da habitat secondari), quando non dimostrano che il disboscamento può addirittura promuovere la diversità. Dunque, la Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità è stata firmata su basi molto labili. La Direttiva del Consiglio CEE (maggio 1992), Natura 2000, stabilisce in oltre trenta pagine l'elenco degli habitat e delle specie protette.
La Francia, riluttante (la proliferazione delle specie selvatiche pone un problema di equilibrio naturale) si è vista progressivamente imporre questi standard che miravano ad integrare il 15% del territorio nella rete Natura 2000, rimettendo in qualche modo in discussione il diritto di proprietà e introducendo per certi aspetti una collettivizzazione della terra. Sul numero monografico di Le Monde dedicato al XXI secolo, François Ramade, professore di Ecologia a Parigi Sud (Orsay) afferma che la salvaguardia della biodiversità richiede la creazione di una rete globale di riserve naturali. Altri, come il biologo ecologista americano Paul Ralph Ehrlich, noto per le sue tesi sulla sovrappopolazione, vanno oltre e scrivono:
Uno studio redatto su impulso dell'United Nations Environment Programme (Global Biodiversity Assessment) propone come ragionevole una stima della popolazione mondiale di 1 miliardo di persone, per uno stile di vita tipico del Nord America, una cifra che potrebbe raggiungere dai 2 ai 3 miliardi di persone con uno stile di vita di tipo europeo. Sappiamo che il noto esploratore francese Jacques Cousteau (1910-1997) voleva ridurre la popolazione della Terra a poche centinaia di milioni di individui.
La porta è così aperta alla pianificazione familiare globale. Possiamo qui aprire una parentesi su un'evidente contraddizione tra, da un lato, queste raccomandazioni che i protagonisti presentano in merito all'applicazione del principio di precauzione e, dall'altro, l'intensa campagna condotta, anche a livello globale e, senza alcuna prudenza, a favore degli organismi geneticamente modificati (OGM). L'industria alimentare lancia massicciamente sul mercato e impone al mondo intero, organismi il cui effetto sull'uomo e sugli ecosistemi non è stato nemmeno testato sulla scala di una generazione.
• L'esaurimento delle risorse naturali Nel 1972, il Club di Roma, un circolo élitario globalista, ha sponsorizzato il libro The Limits to Growth («I limiti alla crescita»), con una tiratura di 4 milioni di copie. In esso si annunciava l'imminente esaurimento delle risorse naturali. La prevista scarsità di petrolio ha giocato un ruolo importante nell'innescare la prima crisi petrolifera. L'aumento dei prezzi ha anticipato l'imminente scarsità del prodotto. Niente ha giustificato questo allarmismo e in seguito questo discorso è stato totalmente screditato.
Le istituzioni internazionali non ne fanno più menzione nei loro rapporti. Abbiamo assistito ad un cambiamento di strategia; questi rapporti non limitano più lo sviluppo a causa dell'esaurimento delle risorse, ma per via dell'accumulo dei sottoprodotti o dei rifiuti inquinanti. D'altra parte, i media continuano a veicolare l'insopportabile tesi dell'esaurimento delle risorse. Essi hanno incontrato il sostegno di personaggi come Jacques Cousteau che non ha esitato, contro i fatti stessi, a parlare della correttezza delle previsioni del Club di Roma.
Il solo uso dell'espressione «risorse naturali» - suggerendo così l'idea che la Terra sia un sistema chiuso di cui si potrebbe determinare la capacità in materie prime ad una certa data e usarla come riferimento per dedurre poi dal consumo, una capacità residua - è una mossa infondata. Si sta dimenticando la fornitura permanente di energia solare. Si stanno inoltre trascurando tutte le possibilità di riciclaggio, così come l'ingegno e la conoscenza umana, che sono di fatto la risorsa ultima da cui dipendono tutti le altre.
Infatti, quando si parla di risorse, si tratta delle risorse sfruttabili in un dato momento e a determinate condizioni. Ad esempio, un leggero aumento del prezzo del petrolio e il miglioramento delle tecniche di estrazione moltiplicherebbero queste riserve in proporzioni di molto superiori. A 10 dollari al barile, pochi giacimenti di petrolio sono sfruttabili economicamente. A 20 dollari abbiamo il livello attuale delle riserve. A 40 dollari possiamo sfruttare gli scisti bituminosi 14.
A seconda dello sforzo fatto, potremmo moltiplicare per 2 o 3 volte le riserve disponibili. Per quanto paradossale possa sembrare, c'è una crescita comune di riserva e di consumo, due elementi che non possono essere pensati indipendentemente. La mente umana è lungimirante e prevede questo collegamento. Se solo le istituzioni internazionali evitassero di diffondere la retorica dell'esaurimento delle risorse, e usassero per contro la mitologia sostenuta dai media a proprio vantaggio, con il pretesto della solidarietà, tradotta in termini di sviluppo durevole, o di aiuto apparentemente generoso verso i poveri di tutto il mondo...
Anche in questo caso, la Conferenza di Rio ha avviato il processo che dovrebbe consentire un'«equa distribuzione» delle materie istituendo un controllo globale del flusso delle materie prime. Anche in questo caso, troviamo la necessità di un egualitarismo per giustificare il collettivismo e la pianificazione in tutte le aree (inclusa l'energia). Ancora una volta, il pretesto dell'esaurimento viene utilizzato per la costituzione di istituzioni globali.
Conclusione
• Il mito della sovrappopolazione In tutte le aree appena discusse (e avremmo potuto svilupparne altre, come quella della fame nel mondo), c'è un mito di fondo: quello della sovrappopolazione. Scrive Al Gore:
Alla Conferenza del Cairo sulla popolazione e lo sviluppo (1994), è stato ricordato che le pressioni sull'ambiente possono derivare dall'esplosione demografica, dalla distribuzione della popolazione e dalle migrazioni negli ecosistemi vulnerabili. La Commissione sulla Governance globale ha specificato:
Altrove, si parla di mettere in pericolo il pianeta con un aumento della popolazione. Hervé Le Bras si sforza di dimostrare che nella nostra immaginazione,
• Errori, lacune e difetti di ragionamento Abbiamo evidenziato, per ciascuno dei fenomeni osservati, la non conformità dei fatti con le previsioni o le ipotesi avanzate. Sarebbe stato inoltre necessario evidenziare i vizi del ragionamento utilizzato. Ci riferiamo su questo punto agli ultimi capitoli del libro di Hervé Le Bras in cui piega i vari processi utilizzati
• Frodi aritmetiche. Con il pretesto che si rappresenta un concetto, o un'idea, con un numero, si crede di potergli applicare le quattro operazioni dell'aritmetica (e in particolare la moltiplicazione o la divisione). In realtà, in una popolazione divisa per due non tutto si dimezza. E poi, si generalizza il ragionamento del tipo «essendo d'altronde tutte le cose uguali tra loro», dove viene modificato un solo parametro. Ẻ dunque la popolazione, più facilmente «digitalizzata», che fa le spese di quel ragionamento, e i fenomeni di autoregolamentazione e di riciclaggio vengono ignorati.
• La commistione di ambiti scientifici, biologici e sociologici con la confusione della loro metodologia. L'umanità, come la natura, viene quindi idealizzata e ridotta ad entità globali.
• La confusione delle scale. Si parlerà della popolazione mondiale come di quella di una località. Si estenderanno i metodi e gli strumenti dell'ecologia locale ai continenti, o anche al mondo intero. Le differenze vengono così abolite, per amore dell'unificazione. Il buco dell'ozono illustra l'unità del pianeta, nella misura in cui lo l'atomizzatore di un americano potrebbe causare il cancro in un australiano. Non c'era bisogno di ricorrere all'ozono per mettere in evidenza le catene globali (presenza di rifiuti su tutti i mari, ecc...). Ma con l'ozono si è aggiunto un fattore essenziale: la possibile morte per gli uomini.
Questi tre processi - lo abbiamo suggerito, ma ci resta da svilupparlo nella seconda parte - non sono neutri. Hervé Le Bras conclude il suo libro dicendo che al di là della retorica c'è la formazione di una nuova ideologia, che poggia su di una fantasia demografica, aggiungendo: «L'apparente neutralità dei numeri autentici è un'illusione ideale per mettere in scena la visione politica del mondo». Ma il suo pensiero si ferma lì. Dovremo andare oltre e vedere più da vicino queste «visioni politiche».
• Il pretesto del principio di precauzione Le istituzioni internazionali, consapevoli delle inesattezze e degli inganni che propugnano, o permettono di diffondere, si nascondono dietro il principio di precauzione, legato al principio dello sviluppo sostenibile: il futuro della Terra è una cosa talmente grave che non abbiamo il diritto di scendere a compromessi, soprattutto per il bene delle generazioni future. E non bisogna aspettare di avere la conoscenza esatta dei fenomeni e delle loro conseguenze per agire. Sottolinea Martin Guerre, nel numero di gennaio 2000 di Le Spectacle du Monde:
Possiamo aggiungere che la Rivoluzione lo usa solo quando le è utile. Non possiamo dire che siamo nel quadro di un buon uso della prudenza. Alla Conferenza di Rio, Maurice Strong (1929-2015), un miliardario legato al Lucis Trust 16, e Segretario Generale della Conferenza di Rio, ha affermato senza mezzi termini che il
Risultati innegabili da un punto di vista globalista, commenta Epifanius 17. Tutta questa prima parte non è ovviamente una difesa cieca del progresso, contro chi vorrebbe preservare al meglio il nostro pianeta. Siamo ben consapevoli di avere il dovere di proteggere l'equilibrio globale della terra. Soprattutto, c'è un discorso «conservazionista» che, giustamente, beneficia di un favorevole pregiudizio e viene infatti monopolizzato e trasformato in un'arma rivoluzionaria al servizio del totalitarismo globalista. Questo sarà l'argomento della seconda parte.
I fatti: la storia di questi ultimi trent'anni
La storia di questi ultimi trent'anni fornisce i primi elementi di risposta alle domande che ci si pone sulle intenzioni di coloro che professano di difendere il pianeta dalle attività «inquinanti» degli uomini e monopolizzano così a loro profitto la giusta preoccupazione di proteggere l'equilibrio globale della terra. Faremo una panoramica di questa storia.
• Nel 1970, sulla rivista del Council on Foreign Relations (CFR), un club esclusivo mondialista, George Frost Kennan (1904-2005), ex ambasciatore degli Stati Uniti in URSS, e che godeva di un'autorità senza pari sia tra i comunisti che tra gli americani, scrisse - quando ancora non sapeva quasi nulla sulla questione del buco dell'ozono o sull'effetto serra - un articolo da cui emergono i seguenti punti:
• La vita sulla Terra sarà in pericolo; • Ẻ necessaria l'istituzione di un organismo di vigilanza (soprattutto per quanto riguarda le risorse naturali). Esso dovrà occuparsi solo degli interessi dell'umanità in generale e di quelli degli animali e delle piante; • Tale organismo dovrà prendere decisioni importanti senza alcun compromesso; • Le somme di cui questa agenzia dovrà disporre saranno molto elevate; • Si dovrà passare gradualmente dalla fase di studio e di consulenza a quella di monitoraggio dell'applicazione dei trattati per divenire finalmente l'unica autorità ambientale internazionale, al fine di evacuare le «preoccupazioni morbose e pericolose delle difese nazionali».
• Nel 1972, il Club di Roma 18 ha sponsorizzato il Rapporto Limits to Growth per una difesa della «crescita zero» della popolazione. Questo rapporto, distribuito in 4 milioni di copie, tradotto in trenta lingue, è oggi totalmente screditato visto che nessuna delle sue previsioni si è avverata (esaurimento del petrolio negli anni '90, dell'oro negli anni '80, ecc...). Ma lo stato d'animo che traduce vivifica ancora tutta una corrente di pensiero. Nel 1996, anche Jacques Cousteau ne ha fatto riferimento. Per la soluzione della crisi che descrive, il Club di Roma chiede l'instaurazione di un Governo Mondiale.
• Nel 1983, l'ONU ha creato la Commissione Mondiale per l'Ambiente e lo Sviluppo, affidandole il compito di definire un «programma globale di cambiamento». Nel 1988 tale Commissione ha pubblicato il libro Our Common Future («Il nostro futuro comune»), un reportage che, come tutti quelli di questo genere, inizia con una descrizione allarmistica (carestia, sovrappopolazione, ozono, effetto serra, rifiuti, estinzione delle specie..., c'è tutto). In esso viene sottolineata la nozione di interdipendenza e di crisi senza confini. Gli alti costi del programma proposto vanno presi dai dividendi del disarmo. La conclusione sottolinea il compito da affidare all'educazione e all'uso delle religioni per introdurre nuovi valori.
• Nel 1989, in Francia, il presidente François Mitterrand (1916-1996) ha chiesto la costituzione di un'autorità internazionale responsabile della protezione dell'atmosfera e ha firmato a nome della Francia l'appello dell'Aia chiedendo a tutti i Paesi di unirsi in iniziative sovranazionali. Questa autorità è stata creata nel 1990, gestita dalla Banca mondiale, sotto il nome di Global Environment Facility (GEF), per essere collegata alla Commissione per lo sviluppo sostenibile, creata alla Conferenza di Rio.
Sopra: il presidente francese François Mitterand e a lato il logo del Global Environment Facility.
• Nel 1991, dal canto suo, la Commissione Trilaterale, altro club globalista, ha pubblicato un rapporto, con la prefazione di David Rockefeller (1915-2017), intitolato Beyond Interdependence («Oltre l'interdipendenza»), che ha preparato anche la Conferenza di Rio. In esso viene espressa la viva preoccupazione per la scomparsa di una minaccia sentita da tutti - quella rappresentata dall'ex Unione Sovietica - e utilizzabile, e utilizzata appunto, per consentire una certa pressione sugli Stati. Si ritiene poi che certe minacce ambientali potrebbero finire per esercitare la stessa pressione di un conflitto nucleare (minaccia che con la caduta del muro di Berlino è diminuita).
Sopra: da sinistra, il logo della Commissione Trilaterale, il magnate della finanza David Rockefeller e il libro Beyond Interdependence.
Si sottolinea che queste due minacce (quella nucleare e quella del degrado della Terra) sono mortali. La prima può essere esercitata solo da nazioni forti, mentre la seconda non richiede né potere, né ricchezza; si tratta di un'arma più flessibile. E, non senza cinismo, la Trilaterale suggerisce che per contribuire a rafforzare l'«unità» del mondo sottoposto ad una minaccia comune «può aiutare a drammatizzare i costi di una mancanza di cooperazione trilaterale e di una divisione dell'economia mondiale in blocchi separati».
• Sempre nel 1992, il Club di Roma pubblicò il rapporto The First Global Revolution («La prima rivoluzione globale»). In essa è presente la stessa preoccupazione, di cui abbiamo appena parlato, ossia di trovare un nuovo nemico comune che permetta di unire gli uomini. Affermando che l'inquinamento, il riscaldamento dell'atmosfera e l'esaurimento delle riserve hanno avuto come causa comune l'intervento umano, il rapporto rileva che «il vero nemico è dunque l'umanità stessa».
Si giunge così a ciò che un membro del Council on Foreign Relations aveva scritto un anno prima: «Mentre la guerra fredda si allontana, l'ambiente sta diventando il problema numero uno della sicurezza internazionale». Come i rapporti precedentemente citati, anche questo conclude affermando che i valori etici e spirituali devono essere ricostruiti.
L'uomo, il nemico numero uno del pianeta...
• Ancora nel 1992 ha avuto luogo la Conferenza di Rio, che è stata la ripresa di quella di Stoccolma del 1972. Chiamata Earth Summit, e riunendo 170 Paesi, essa è stata in linea con i rapporti che abbiamo esaminato e che ottengono un ampio sostegno, almeno apparente, da parte dei politici. Eppure, siamo lontani dall'aver raggiunto l'unanimità tra gli scienziati. L'Appello di Heidelberg del 2009 è stato firmato da 264 scienziati e intellettuali (tra cui 52 Premi Nobel), preoccupati per il sorgere di «un'ideologia irrazionale». Essi si sono ben guardati dal dire che aderivano agli obiettivi di Rio, ma hanno chiesto che
La dichiarazione di Rio consta di 27 articoli; si esordisce con alcune «considerazioni» che sottolineano la necessità di una partnership globale, e quindi di nuovi livelli di cooperazione tra gli Stati, e ricordando che il territorio costituisce un insieme segnato dall'interdipendenza. L'espressione «sviluppo sostenibile» è onnipresente. La si ritrova permanentemente, tutti i giorni, sulla stampa e nei media. Gli articoli introducono in particolare i seguenti elementi:
Alla dichiarazione di Rio è allegato un documento applicativo: l'Agenda 21. Quest'ultima sviluppa i requisiti del principio di precauzione e aggiunge due nuovi temi: il controllo dell'acqua dolce e la gestione del territorio, un approccio cosiddetto «integrato», senza nascondere il processo totalitario; la gestione integrata del territorio, compresa una pianificazione precisa, testimonia il desiderio di una rivoluzione agraria.
L'Agenda 21 evoca, come tutti gli altri documenti del genere, la necessità di uno sviluppo spirituale, una vera rivoluzione culturale affidata ad associazioni e alle ONG. Occorre notare l'aspetto egualitario e collettivista che si riflette in questo documento. La preoccupazione per una sintesi tra economia di mercato e rivendicazioni collettiviste introduce quello che alcuni chiameranno socialismo di mercato, operando di fatto in un quadro tirannico e totalitario.
La soluzione della crisi ecologica deve fungere da «obiettivo sovraordinato» (obiettivo globale, obiettivo supremo) per l'attuazione di un Piano Marshall globale che dovrà provocare l'integrazione istituzionale internazionale, l'unica soluzione in grado di gestire trasferimenti colossali, finanziari e tecnologici, come richiede la situazione. Egli chiede la creazione all'ONU di un «Consiglio per l'Ambiente» giacché esiste un Consiglio di Sicurezza.
• In tutte le questioni legate al globalismo, i nomi di Al Gore e di Michail Gorbačëv sono spesso collegati. Quest'ultimo ha presentato all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Carta della Terra adottata nel 1997 a Rio dai capi-delegazione dei cinque continenti, in cui si invitano «a reinventare una civiltà industriale e tecnologica e a cercare le vie di un nuovo equilibrio tra l'individuo e la comunità». In questo spirito, Gorbačëv ha pubblicato il libro Developing a New Civilization, per affrontare la sfida dell'interdipendenza e avanzare verso lo sviluppo globale.
Concluderemo questa rassegna di fatti e rapporti con un recente documento intitolato Our Global Environment («Il nostro ambiente globale»), a cura della Commissione delle Nazioni Unite per la governance globale 23, pubblicato nel 1995 ad Oxford, e che rivendica apertamente il potere totalitario su tutto il pianeta:
Evocando l'approccio sistemico e globale, la Commissione ha fornito così i suoi metodi di analisi e d'azione. È questo approccio che dobbiamo chiarire.
La teoria dei sistemi e dei metodi non avversi
Il processo prevede l'evidenziazione dei problemi globali. A quanto affermato nei documenti sopra citati, si aggiungono successivamente terrorismo, riciclaggio, disarmo, droga, commercio internazionale, fame nel mondo e gestione dell'acqua... Questi problemi sono considerati insolubili a livello nazionale ed è sufficiente, inoltre, che l'opinione pubblica li consideri tali. Per essere sfruttabile da un'organizzazione globalista, un problema globale dev'essere sistemico: le sue ramificazioni devono estendersi il più possibile, toccando aree molto variegate per fornire molteplici punti di appoggio, grazie ai quali solleverà il mondo 24.
Il rapporto Limits to Growth evoca queste ramificazioni che agiscono l'una sull'altra, in un modo, è scritto, che ancora non conosciamo. Non sappiamo più dove sia la causa o dove sia l'effetto 25. L'effetto serra è un ottimo esempio di problema sistemico globale, sebbene - come abbiamo visto - non abbia una provata giustificazione scientifica. Esso è molto conveniente ed è allo stesso tempo semplice, nel senso che tutti sono interessati al clima e abbastanza complesso da consentire l'isolamento artificiale di una serie di cause che portano alle decisioni desiderate.
L'effetto serra sembra richiedere un'autorità internazionale che deve quindi essere creata dato che le sue conseguenze economiche sono tali da avere importanti ripercussioni politiche. Per accettare le costrizioni ed eventualmente ammettere un calo del tenore di vita, occorre un'educazione che risponda ad un'etica globale cui devono contribuire anche le religioni... Una sapiente propaganda metterà in moto tutto questo.
• A livello di principio L'approccio sistemico non può essere condannato in quanto tale. È una metodologia per lo studio e l'analisi di sistemi complessi che permette di scomporre in sottosistemi più piccoli e di più facile comprensione. Ma qui serve come giustificazione per pericolosi sofismi. E si vede che i problemi sistemici, reali, ma esagerati, immaginari, forniscono leve per ideologiche incomparabili che consentono di intervenire in tutti i campi e a tutti i livelli.
Applicato ai problemi sociali e umani, l'approccio non è privo di rischi. Le particolarità dei sottosistemi sono incastonate in una visione globale - detta olistica - che porta a negare all'individuo e a renderlo membro di una comunità di formiche o termiti, controllata dalle leggi di un insieme sovraordinato. Stiamo assistendo ad un vero e proprio sovvertimento della nozione di bene comune. La salute, ad esempio, sta diventando un fenomeno globale; non è più una questione di salute individuale.
Come dice Al Gore, si tratta di un elemento integrato nella politica ambientale. Dev'essere ridefinito come il benessere dell'individuo integrato in una comunità. La salute individuale non significa nulla se è ottenuta mediante l'alienazione dall'ambiente. Questa nozione di salute globale è stata ripresa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) 26.
Sopra: logo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
• Realizzazione Per raggiungere questo approccio sistemico, immaginiamo di dover prima rendere le persone consapevoli dell'esistenza del problema globale e dell'etica ad esso collegata. Questo sarà il ruolo dei media e di tutte le manipolazioni pedagogiche, che riguardano l'insegnamento e l'educazione, e sono gli strumenti del pensiero unico. Il secondo aspetto, evidenziato dal giornalista Pascal Bernardin nella sua già citata opera L'Empire écologique ou la subversion de l'écologie par le mondialisme - e che da solo meriterebbe un'analisi - è il meccanismo stesso che va dalla governance globale all'individuo 27.
Sopra: Pascal Bernardin e il suo libro L'Empire écologique ou la subversion de l'écologie par le mondialisme
Ci fermiamo un attimo qui, perché questo meccanismo è tipico delle democrazie moderne. Sarebbe interessante confrontare le riflessioni di Pascal Bernardin su questo punto con la tesi di Augustin Cochin (1876-1916) sulle società di pensiero. Quando si vuol controllare e dirigere l'azione di qualcuno, ci sono due metodi: premiare o punire, incitare o reprimere. Usando i termini della teoria di Skinner 28, si parla di tecniche avverse (o aggressive) e di tecniche non avverse. Fallita la prima nell'ex Unione Sovietica, è la seconda che le organizzazioni internazionali manterranno. Scrive Michail Gorbačëv nell'opera Perestrojka:
In questo caso, si utilizzeranno innanzitutto incentivi o deroghe fiscali. Il denaro è l'archetipo delle misure non avverse. Ad esempio, creeremo un bonus rottamazione piuttosto che vietare le vecchie auto e imporre multe ai trasgressori. Certo, le conseguenze avverse sono inevitabili nel lungo periodo (aumento delle tasse, problemi legati alla disorganizzazione del mercato automobilistico due anni dopo, ecc...) 29, ma sono troppo lontane per essere notate. Nello stesso spirito, si sovvenzioneranno i maggesi 30 per ridurre la produzione agricola...
Tendiamo a immaginare che tali metodi debbano provocare reazioni anarchiche. In realtà, saranno anarchiche solo in apparenza. Un'apparenza di libertà non ostacola la realizzazione del progetto. Dobbiamo dire una parola sulla teoria del caos. In questa teoria si definisce «caotica» una situazione quando una leggerissima modifica delle condizioni di funzionamento di un sistema porta a conseguenze sproporzionate rispetto all'impulso dato alle situazioni successive. È il caso della sfera che rotola sulla generatrice superiore di un cilindro orizzontale; in qualsiasi momento, essa può andare in due direzioni opposte...
Una situazione caotica non è incontrollabile, e può essere controllata con forze molto deboli. Pertanto, includere un comportamento caotico in un sistema può renderlo più flessibile (il caso di quegli aerei da combattimento progettati per essere relativamente instabili, al fine di essere più maneggevoli). Il caos incoerente lascia il posto al caos fruttuoso. In questo caso il termine «caos» non significa completo disordine; il piano che abbiamo preso ad esempio obbedisce a leggi deterministiche, in cui il caos indica una situazione particolarmente sensibile alle fluttuazioni iniziali.
Le termiti costruiscono i loro termitai iniziando con il posizionamento apparentemente organizzato dei pilastri, ma questa costruzione si è dimostrata generata da una serie di comportamenti disordinati di trasporto individuali di polpette. Queste ultime sono impregnate di una sostanza ormonale che ha la proprietà di attirare le termiti; quindi, tutto ciò che serve è un accumulo casuale di polpette in un punto per creare la fluttuazione iniziale che si tradurrà in un pilastro.
Ogni termite ignora l'obiettivo; non obbedisce alle informazioni relative al tutto, e tuttavia il comportamento collettivo è generato nonostante il comportamento sia casuale e persino deviante. L'unica cosa che ha giocato è la legge secondo cui la sostanza ormonale attira altre termiti. Le tecniche non avverse tollerano comportamenti individuali casuali e caotici, perché statisticamente producono i risultati desiderati.
In questo meccanismo riconosciamo ciò che è specifico dell'apparato massonico. Questo dispositivo trasferisce una potenza ai Gradi inferiori, certamente molto debole se la si rapporta su scala globale, ma importante alla scala locale. Da qui l'illusione della democrazia (la democrazia citata da Gorbaciov), che rende possibile partecipare ad un processo totalitario. Partecipazione che, attraverso una sorta di feedback, porti gli attori a modificare i proprî valori e le proprie attitudini.
Quindi, un dispositivo che permetta di conciliare interventismo in alto e autonomia in basso, un totalitarismo globale e una democrazia nazionale, e possiamo dirlo, un comunismo globale e un liberalismo locale. In questo caso, la distinzione tra governance e governo emerge con chiarezza. Essa agisce più lontano, più in alto e più indirettamente. Essa è meno visibile e difficile da rilevare. È un dispositivo multistrato, adottato dopo il fallimento delle strutture centralizzate, sopraffatte dalla mancanza di flessibilità; e tra questi strati, dobbiamo ora insistere sul ruolo giocato dalle Organizzazioni Non Governative (ONG).
Tra gli agenti della sovversione: le ONG
Tra le ONG, quelle che lavorano nel campo dei diritti umani hanno assunto un'importanza crescente. Molto spesso esse sono le uniche accreditate presso le Nazioni Unite, soprattutto in occasione di conferenze internazionali. In questo modo, gli Stati sovrani vengono ridotti al ruolo di staffetta. Uno degli organizzatori più attivi del vertice del Cairo ha fornito a queste ONG uno slogan:
Hillary Clinton, partecipando ad una riunione del Women Caucus, ha dichiarato:
Per quanto ci riguarda, le ONG in ballo sono Friends of the Earth, World Wildlife Fund (WWF), nome integrato nel 1987 da «for Nature», Greenpeace, Lega Ambiante, ecc... 32.
Citando i membri di Friends of the Earth, e ricordando l'appartenenza di membri influenti ad alcune associazioni massoniche di tendenza illuminista, Epiphanius riporta questa citazione di Henri Atlan 33:
Greenpeace, fondata nel 1971, è stata finanziata dalle fondazioni Rockefeller, Carnegie e dal magnate del petrolio ebreo Armand Hammer (1898-1990).
Essa è associata al Lucis Trust, da cui dipendono i movimenti New Age. Prossimo a Greenpeace, il Worldwatch Institute, anch'esso creato con i fondi dei Rockefeller, si prende cura dell'ambiente circostante e vede la crescita della popolazione come la principale minaccia. Il Washington Post ha definito il suo presidente come «uno dei pensatori più influenti al mondo».
Il WWF è stato fondato dal principe Filippo d'Edimburgo (1921-2021), insieme al principe Bernardo d'Olanda (1911-2004), primo presidente dei circoli Bilderberg, e primo presidente dell'UNESCO. La sua sede è in Svizzera. I fondi arrivano dai colossi dell'economia. Epifanius gli dedica due pagine, prima di citare un articolo sul finanziamento del movimento verde, fornendo l'elenco dei venticinque primi finanziatori della Rivoluzione Verde nel 1993, che da soli stanziarono 227,3 milioni di dollari.
• Le reti L'importanza delle reti dovrebbe essere sottolineata. Marilyn Ferguson (1938-2008), che ritroveremo più avanti parlando del movimento New Age, parla del capovolgimento delle coscienze di un numero limitato di individui, sufficiente per realizzare un rinnovamento della società. Essa evoca la cospirazione dolce e l'efficienza delle reti auto-organizzate prive di leader, ma i cui membri hanno perso alcuni elementi chiave del pensiero occidentale.
La nostra sfida principale, afferma la Ferguson, è creare consenso intorno all'idea che un cambiamento fondamentale sia possibile. Si tratta di reti sfuggenti, ma ovunque presenti in tutti gli ambienti, persino nelle religioni. Reti in cui, in definitiva, si possono esercitare, senza che le persone ne abbiano una piena consapevolezza, determinate influenze cui i popoli sono sottoposti... Come abbiamo brevemente dimostrato, questo decentramento non danneggia l'approccio generale.
L'ONU definisce un ideale comune; Stati e ONG (e altri intermediari: i media e il sistema scolastico) attraverso metodi non avversivi, devono imporre certe idee alle persone che localmente godono di una reale indipendenza, necessaria per la loro partecipazione. Indipendenza che è fonte di un «caos» senza conseguenze evidenti, perché le forze applicate dai livelli intermedi sono in grado a mantenere il controllo del sistema. Non è necessario insistere nel dimostrare che, per costruire una comune fedeltà, è condizione fondamentale sopprimere ogni nazionalismo e amore per la patria, che i progettisti del sistema chiamano «sovranismo».
Cercheremo, come abbiamo detto, di ridefinire una minaccia su scala planetaria. Ai nostri giorni l'ecologia adempie perfettamente a questo ruolo con l'effetto serra, ma nello stesso spirito alcuni non esitano a considerare per domani un nemico extraterrestre (è questo il ruolo dei dischi volanti?) o la prospettiva di collisione con meteoriti giganti... Delirio forse? Ma non si può dire senza effetto...
Breve promemoria sul mondialismo
La corrente globalista opera un'unione di correnti socialiste e liberali.
• Essa attinge dalla corrente socialista
• Essa attinge anche dall'ideologia liberale Esiste anche, ma presentata in modo diverso, la concezione utilitaristica dell'uomo. Nella corrente liberale c'è la preoccupazione per il controllo quantitativo e qualitativo della popolazione. La città deve limitare i suoi abitanti e perseguire una politica eugenetica. Il malthusianesimo, il neomalthusianesimo e l'edonismo, fanno parte di questa «tradizione».
• Congiunzione di socialismo e liberalismo Le due ideologie risultano unite nella corrente globalista. Questa «coalizione» è stata espressa molto bene da Zbigniew Brzezinski (1928-2017), primo direttore e pensatore della Commissione Trilaterale:
Da parte sua, il radicale francese Edgard Faure (1908-1988) affermava che il sistema dell'Occidente e il socialismo sovietico andavano l'uno verso l'altro, in direzione di una soluzione sintetica, sostenuta da un umanesimo molto simile.
Queste dichiarazioni di convergenza filosofica non dovrebbero avere più valore di qualsiasi ideologia, «la cui funzione essenziale è quella di occultare le soggettività che beneficiano dei suoi servizi» 36. L'esposizione e l'ampia diffusione di temi comuni (oggi l'ecologia) serve infatti alla convergenza di interessi comuni.
Quanto all'ideologia che questa mafia adotterà, per nascondere i propri interessi,
Sopra: Padre Schooyans e il suo libro L'Évangile face au désordre mondial.
Cambiamento di civiltà
Al Gore, come Gorbačëv, annuncia una nuova civiltà, la cui spina dorsale sarebbe la salvaguardia dell'ambiente:
Altrove Al Gore ha dichiarato: «Spero di avervi convinto a partecipare allo sconvolgimento che deve subire la nostra civiltà». Nel 1997, Gorbačëv ha affermato:
Lo United Nations Environment Programme ha commentato: «Il valore operativo centrale che dovrebbe guidare le azioni umane sulla Terra è il fondamento sano del suo ecosistema e della sua bio-comunità». L'obiettivo dichiarato di una ricerca di «unità» - per quanto si possa parlare di unità in rapporto ad un pensiero unico - uniti da una minaccia comune, consente di raggiungere un consenso, emarginando gli avversari che si ergono contro i veri obiettivi nascosti sotto l'apparenza del bene, della bontà, della giustizia, dell'armonia e dell'umanesimo...
Come abbiamo visto in tutto questo articolo, l'ecologia è solo una scusa. Alvin Toffler (1928-2016), un influente consigliere del presidente Clinton, ha scritto:
È in gioco l'intera concezione dell'uomo e del mondo. Tutti poi parlano del cambiamento di «paradigma». Questa nuova visione è «olistica». Le espressioni «nuovo paradigma» e «visione olistica» sono le parole-chiave del globalismo. Diciamo molto brevemente che il paradigma evoca il modo di concepire le cose nella scienza, nella filosofia, nell'arte e nell'educazione. Scriveva in proposito la newager Marilyn Ferguson:
La visione olistica considera come un insieme inscindibile l'essere umano e le innumerevoli componenti del suo ambiente fisico e culturale, con interazioni complesse. In realtà, il nuovo paradigma nasconde una nuova ideologia da scienziato. Alla sua base c'è l'utilitarismo comune alle tradizioni marxista e liberale.
Esso sviluppa l'etica della responsabilità che si oppone all'etica della convinzione e che non si preoccupa di considerazioni sul bene o sul male. Lo standard morale risulta quindi da una decisione «consensuale». La giustizia diventa procedurale. Questo nuovo paradigma riecheggia anche degli attacchi alla sovranità delle nazioni. La visione «olistica» del mondo, per esso essenziale, subordina le nazioni ai programmi delle ideologie della globalizzazione.
Il turbocapitalismo, il motore diabolico che sta dietro al «nuovo paradigma».
Gli Stati non sono altro che ingranaggi nella società globale (l'opposto del principio di sussidiarietà) e la partnership tra organizzazioni intergovernative e ONG, scelte per la loro fedeltà al nuovo paradigma, rafforza il potere dell'apparato delle Nazioni Unite. Il movimento New Age influenza fortemente questo nuovo paradigma. Nella versione francese del libro di Marilyn Ferguson The Aquarian Conspiracy, intitolato Les enfants du verseau («I figli dell'Acquario»), appare la didascalia «Pour un nouveau paradigme» («Per un nuovo paradigma»). In tale opera la Ferguson scrive:
L'individuo autonomo diventa un superuomo che con metodi e tecniche esplorerà le risorse finora insospettate del suo corpo, della sua psiche e dell'Universo stesso. Grazie a queste tecniche, questo superuomo si salverà con le sue sole forze. Il nuovo paradigma spazza via il vecchio paradigma, ossia il cristianesimo.
Allo stesso tempo, la visione olistica porta al panteismo (Dio è in tutte le cose, è la Natura). Nel 1991 l'UNESCO ha evocato l'emergere del nuovo paradigma, ripercorrendo le tappe di una progressione della coscienza: prima la coscienza personale, con aspetti egocentrici, poi la coscienza sociale ancora legata al prisma dell'uomo, poi la coscienza planetaria ancora troppo egocentrica, e infine la coscienza cosmica, l'unica coerente con la visione olistica transpersonale e transplanetaria 40. A Copenaghen, nel marzo del 1995, una comunicazione dell'ONU affermava che era necessario
Siamo in pieno panteismo, un panteismo che attribuisce la stessa sostanza al Creatore e alla natura. Questo panteismo eco-globalista accusa il cristianesimo di aver profanato la natura, di averla ridotta al rango di mezzo. Il nuovo paradigma - ripetiamolo - esplicitamente anticristiano. Boutros Boutros-Ghali (1922-2016), ex segretario dell'ONU, a Rio, ha riassunto questa visione del mondo:
Così, in questa visione olistica, ogni individuo è divino, ma anche la Madre Terra, Gaia, è divina, e l'uomo deve accettare con rassegnazione di sacrificarsi o di essere sacrificato al determinismo del Cosmo. L'Università delle Nazioni Unite afferma:
Sopra: la dea Gaia, la Madre Terra.
Il filosofo francese Michel Serres (1930-2019) riteneva che il termine «ambiente» fosse sbagliato. Egli, infatti, pensava che bisogna
Il mondo forma un tutto di cui l'uomo fa parte, ma senza emergere da esso come creatura ragionevole e libera, fatta ad immagine di Dio, chiamata alla vita soprannaturale e alla salvezza eterna. È un ritorno a un paganesimo per il quale l'uomo è un essere effimero. Come abbiamo già ricordato, in un'intervista a Le Figaro, Gorbačëv ha affermato: «Il mio Dio è la natura».
Il Segretario Generale della Conferenza di Rio ha parlato della sovranità trascendente della natura e della nostra Terra prima di chiedere due minuti di silenzio in onore del nostro pianeta. Si può pensare che la filosofa francese Simone Weil (1909-1943) sia stata eccessiva nel dire che un popolo senza passato è incapace di soprannaturale. Eppure qui ne abbiamo un'illustrazione.
Ogni religione conserverà - almeno apparentemente - il suo aspetto distintivo 45. Da questo incontro di religioni nascerà una nuova fede, una nuova morale: un atto sarà buono quando tenderà a preservare l'integrità, la stabilità e la bellezza della comunità biotica. Altrimenti sarà cattivo. Ciò che caratterizza il totalitarismo più radicale è un potere congiunto: i sommi sacerdoti di questa nuova religione sono allo stesso tempo i gestori dell'ordine temporale.
Ricordiamo cosa disse lo scrittore francese André Malraux (1901-1976) sulla cristianità. Egli diceva che era un insieme, ma non era totalitario, perché c'erano il Papa e l'Imperatore. Costituiva una totalità non totalitaria. Non possiamo dire lo stesso del sistema che stiamo trattando. La tiara e la corona imperiale incoronano le stesse persone.
Conclusione
Abbiamo cercato di mostrare con i fatti i rischi totalitari di una visione globale dell'ecologia fondata su basi dove reale e immaginario si mescolano. Abbiamo mostrato come questa visione delle cose sia direttamente collegata alla costituzione di un governo globale. Abbiamo accennato alle convergenze tra socialismo e politica liberale, consentito dal discorso ecologico esteso a tutti i comportamenti umani. Queste convergenze caratterizzano il globalismo.
• Un imperialismo delirante Abbiamo poco sviluppato gli aspetti economici dell'ecologia 46, e tuttavia il denaro vi ha un posto molto importante sia nelle motivazioni dei nuclei dirigenti che nei processi di incentivazione che abbiamo evocato in relazione ai metodi non avversivi. Da un lato, il costo delle politiche ecologiche è gigantesco e dall'altro l'ecologia globalista apre le porte al controllo dell'economia mondiale grazie al socialismo di mercato che unisce abilmente liberalismo e interventismo. Non abbiamo nemmeno sviluppato i legami della retorica ecologica con le politiche che scaturiscono dal mito della sovrappopolazione, legami che Padre Schooyans riassume con queste parole:
Non va dimenticato, però, che dietro a tutto questo c'è, come dice Padre Schooyans 48, un «grande bluff». Ovviamente, il nuovo paradigma non è che un «guazzabuglio sincretistico», in cui troviamo confusi accenni di psicologia, ecologia, biologia, politica... senza un principio di discernimento:
Ma allo stesso tempo, non bisogna sottovalutare le sue possibilità. Questa offensiva ideologica usa tutti i mezzi moderni della sociologia e della psicologia; essa manipola abilmente la disinformazione scientifica per permeare il mondo e ottenere il consenso di cui ha bisogno, un consenso di cui si sente parlare nelle imprese totalitarie. Questo «nuovo paradigma» si presenta allora come
Da un punto di vista antropologico, è la più grande impresa di alienazione della storia. Alimentata oggi dall'effetto serra, dopo essersi condizionata attorno al problema creato dal «buco dell'ozono», domani troverà altri soggetti.
• Il processo massonico: solve et coagula L'ecologia, come l'abbiamo analizzata, basata sulle opere di Pascal Bernardin e di Padre Schooyans, occupa ai nostri giorni un posto primordiale nel processo massonico detto «solve et coagula»: distruggere, dissolvere per poi ricostruire su altre basi. La lotta di classe ha sgretolato e diviso la società; ha rotto con la concezione organica della società.
Disarticolata in questo modo, la nostra società, il più delle volte inconsapevolmente, si trova sottoposta a manipolazioni totalitarie basate sul trattamento sistemico di problemi «globali» (oggi il clima è lo strumento). Un processo totalitario di concentrazione del potere riunisce questi pezzi di «società dislocata». Siamo passati, dice Pascal Bernardin, ad una nuova tappa dello sviluppo dialettico, il che permette di vedere in questa fase la continuazione della Perestrojka.
Nello stesso spirito, è interessante notare che il principio di nazionalità di origine giacobina, aveva sconvolto l'unità, certamente fragile, dell'Europa centrale e dell'Africa, e distrutto gli imperi tradizionali. In realtà era solo una tappa (quella del «solve»). Oggi questi Stati stanno scomparendo di fronte alle istituzioni organizzazioni internazionali in cui il socialismo massonico è fortemente presente (la fase del «coagula»). L'offensiva ecologica globalista ridefinisce quindi completamente la questione politica.
I suoi obiettivi non sono più solo economici. ma prima di tutto intellettuali, ideologici, politici e culturali. Ma non possiamo fermarci a questi obiettivi. Una volta eliminato il cristianesimo, gli spiriti vengono condotti al culto della Terra. Nella sua conclusione, Pascal Bernardin afferma:
Sopra: il culto neopagano druidico deifica la Natura.
È chiaro che si tratta di un tentativo prometeico. Basato su bugie, esso è destinato al fallimento. Ma «sta a noi annunciare la Buona Novella della dimensione soprannaturale dell'uomo» 49. Questa è infatti la preoccupazione centrale della vera lotta per una cultura della vita.
APPENDICE CHIESA E AMBIENTALISMO a cura del Centro Culturale San Giorgio
L'opuscolo, di cui abbiamo tradotto un estratto, contiene anche una parte finale redatta da un autore diverso da quello citato, dedicata agli insegnamenti della Chiesa in materia di ambiente. In realtà, si tratta del solito tentativo, tipico di certi autori che vogliono salvare capra e cavoli, di «battezzare» l'ambientalismo, ossia di dare una parvenza cristiana alla preoccupazione destata dai cambiamenti climatici. Citando unicamente gli ultimi successori di Pietro (dal Concilio in poi...), si cerca di dimostrare che anche la Chiesa cattolica si interessa alla salute del nostro pianeta.
Arrampicandosi sugli specchi, si è cercato di denunciare la catastrofe imminente, senza naturalmente entrare in urto con il pensiero unico dominante. Si tratta di un atteggiamento tipico degli ecclesiastici nell'era post-conciliare, che seguono docilmente il mondo moderno, sempre più avulso da Dio, nelle sue follie e nel suo delirio di onnipotenza. In un altro articolo dedicato alla religione ambientalista abbiamo già riportato alcune fatti o dichiarazioni riguardanti Giovanni Paolo II (1920-2005), Benedetto XVI e Francesco I. Ma è sicuramente quest'ultimo quello che si è spinto più in avanti, scrivendo addirittura un'Enciclica sull'argomento (Laudato si', del 24 maggio 2105), in cui si possono leggere concetti che potremmo trovare sulla bocca di qualsiasi attivista dell'ambiente:
Quest'uomo è giunto ad abbracciare e ad incoraggiare personalmente anche la spiritualità neopagana diffusa dall'ideologia ecologista e denunciata in questo articolo. Il culmine di questa deriva è stato raggiunto in occasione del Sinodo dell'Amazzonia dal 10 al 27 ottobre 2019. In quel frangente, ed esattamente il 4 ottobre, è stata introdotta in modo solenne una statua della dea amazzonica Pachamama (una donna gravida a seno nudo che rappresenta la Madre Terra) all'interno della Basilica di San Pietro.
Sopra: la statua di Pachamama venerata in San Pietro.
La statua è stata quindi esposta anche nei giardini vaticani, dove gli è stato prestato un culto nel corso di una cerimonia...
Sopra: due statue di Pachamama adorate nei giardini vaticani...
Questa profanazione del luogo santo (che infrange il Primo Comandamento del Decalogo) fa pensare all'abominio della desolazione di cui si parla nella Sacra Scrittura. Siamo in piena idolatria e in piena apostasia. Le statue della divinità amazzonica sono poi state alloggiate per favorirne la venerazione nella chiesa di Santa Maria in Traspontina.
Il 16 ottobre 2020, lo Stato Vaticano ha emesso una moneta da dieci euro in onore della dea amazzonica.
Il 14 aprile dello stesso anno, Bergoglio aveva già incontrato «santa» Greta Thunberg, della quale è un grande fan.
Tanta è la fama raggiunta da questa adolescente che le è già stata dedicata una statua intitolata Make the difference («Fai la differenza») per il suo impegno in favore dell'ambiente collocata all'Università di Winchester, nel Regno Unito.
E così coloro che dovrebbero rappresentare la Chiesa di Gesù Cristo sulla Terra non solo hanno abdicato al dovere di predicare la verità cattolica per la salvezza delle anime (francamente viene da chiedersi se ci credono ancora...), ma hanno addirittura trasformato le sue parrocchie in altrettanti altoparlanti da cui diffondere il verbo ecologista. Che Dio ci salvi!
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